LA BIBBIA
L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo (S. Girolamo)
I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento
La parola “Bibbia” proviene dal greco e significa “libri” e, pertanto, indica una pluralità di scritti. Bibbia mette in rilievo, più che un insieme di scritti, l’unità del libro, nonostante la grande diversità dei suoi autori.
La Bibbia cristiana è divisa in due parti, chiamate Antico Testamento e Nuovo Testamento. La parola “testamento” è usata con un valore particolare in riferimento ai libri sacri. In lingua ebraica la stessa parola significa anche “alleanza”, termine che indica in particolare il patto che unisce Dio al suo popolo.
La Bibbia ebraica è il libro dell’alleanza stretta fra Dio e Israele al monte Sinai. Si compone di libri scritti da Ebrei in ebraico, con qualche sezione in lingua aramaica. Sono testi molto diversi tra loro per l’epoca di redazione, per il luogo di composizione e per il genere letterario. La Bibbia ebraica è formata da libri che raccolgono tradizioni diverse, la cui prima elaborazione letteraria può risalire, a volte, fino al X sec. a.C.; gli ultimi scritti vengono datati alla metà del II sec. a.C. Essi sono così raggruppati e denominati:
1. la Legge (in ebraico Torah) che costituisce l’insieme più importante e comprende: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio;
2. i Profeti (in ebraico Nebiìm), con i libri di Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re, Isaia, Geremia, Ezechiele e i dodici Profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia;
3. gli Altri Scritti (in ebraico Ketubìm), che sono: Salmi, Giobbe, Proverbi, Rut, Cantico dei Cantici, Qoèlet, Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra e Neemia, 1 e 2 Cronache.
Tutti questi libri fanno parte anche della Bibbia cristiana e prendono nome, in essa, di Antico Testamento. Va tuttavia osservato che la Bibbia cattolica accoglie, nell’Antico Testamento, altri sette libri, composti prima di Cristo, che però non si trovano nella Bibbia ebraica. Sono: Giuditta, Tobia, i due libri dei 1 e 2 Maccabei, Siràcide, Sapienza, Baruc con la lettera di Geremia. Anche il contenuto dei libri di Ester e Daniele è parzialmente diverso nella Bibbia ebraica e in quella cattolica. Queste differenze risalgono ai primi decenni della predicazione cristiana. I 46 libri che compongono l’AT presentano una grande eterogeneità di forme e di contenuti. La loro composizione copre circa un millennio (praticamente l’intero millennio precedente l’era cristiana) e ha utilizzato tre lingue diverse: ebraico, aramaico e greco. All’origine di molti di essi dobbiamo supporre tradizioni trasmesse oralmente, spesso per lungo tempo e anche con notevole fedeltà. Questo non impedisce che diversi libri o parti di libro abbiano potuto sorgere direttamente come testi scritti.
Nella Bibbia cristiana, all’Antico Testamento si affianca il Nuovo Testamento. Esso comprende 27 libri, scritti tra il 50 e il 110 D.C., tutti incentrati sulla persona di Gesù.
1. Vengono per primi i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. In continuità con i vangeli, il libro degli Atti degli Apostoli illumina alcuni grandi eventi dei primi decenni della storia della Chiesa.
2. Attorno ad essi si dispongono ventun lettere, per la maggior parte attribuite all’apostolo Paolo: Romani, 1-2 Corinzi, Gàlati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1-2 Tessalonicesi, 1-2 Timoteo, Tito, Filèmone; o a persone del suo ambiente: Ebrei, Giacomo, 1-2 Pietro, 1-2-3 Giovanni, Giuda.
3. L’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia cristiana, celebra la regalità di Gesù, Agnello immolato e vivente nella gloria accanto al Padre (Ap 1,5; 5,6; 22,3).
La Chiesa, unificando Antico e Nuovo Testamento in un solo libro – l’elenco dei libri sacri è chiamato cànone – ha conservato le antiche profezie accanto alla testimonianza del loro compimento. Secondo la fede cristiana, nella morte e risurrezione di Gesù, Dio ha stretto con l’umanità intera una “alleanza nuova”. Questa alleanza è il cuore del Nuovo Testamento, dove alla Legge antica subentra il «comandamento nuovo» (Gv 13,34). Ma l’Antico Testamento è anche il racconto della lunga preparazione di Israele alla venuta del Figlio di Dio. Ne contiene le profezie e l’attesa. Nella persona e nell’opera di Gesù, il grande libro di Dio trova coesione e unità. Non possiamo comprendere Gesù e il suo messaggio se li isoliamo dall’Antico Testamento; né possiamo comprendere appieno l’Antico Testamento senza la luce che viene dal Nuovo.
IL PENTATEUCO
Il nome “Pentateuco” designa l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Il termine, di origine greca, è composto da pente che significa “cinque”, e teuchos che indicava inizialmente l’“astuccio”, cioè il contenitore cilindrico che custodiva un rotolo e passò poi a indicare il contenuto dell’astuccio, cioè il rotolo. Pentateuco significa dunque “libro dei cinque rotoli”.
Nella tradizione ebraica ogni libro viene indicato con le sue parole iniziali; così il primo libro si chiama Bereshìt, «In principio»; Esodo, Shemòt «I nomi»; Levitico, Wajjiqrà «Chiamò», Numeri, Bemidbàr «Nel deserto»; Deuteronomio, Debarim «Parole». Nella tradizione cristiana greco-latina, invece, i nomi dei libri si riferiscono al loro contenuto. Così, ad esempio, Genesi è il nome del primo libro della Bibbia, in quanto narra le origini dell’umanità e del popolo d’Israele. Nella tradizione ebraica il Pentateuco costituisce la Torah, cioè la Legge (letteralmente “insegnamento”, “istruzione”) e rappresenta il cuore della Bibbia ebraica e della rivelazione di Dio al suo popolo.
LIBRO DELLA GENESI
I contenuti – Il titolo “Genesi” significa “Origine” o “Generazione”. In ebraico il libro è indicato con l’espressione iniziale Bereshìt, “In principio”. Il libro della Genesi si sviluppa come un solo grande affresco aperto dalla descrizione delle origini (1,1-11,26) e poi, nella parte più vasta (11,27-50,26), tutto occupato dalla storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Si conclude con il racconto della emigrazione in Egitto di Giacobbe e della sua famiglia. Nella parte prima, il libro affronta i grandi enigmi dell’esistenza: origini dell’universo e dell’uomo, quale sia il giusto rapporto dell’uomo con Dio, il problema del bene e del male, del dolore, della morte, la crescita dell’umanità e il suo differenziarsi nello scorrere del tempo. Su questo sfondo vengono poi raccontate le vicende di un singolo uomo, Abramo, che Dio sceglie a suo interlocutore, strumento di benedizione per la sua famiglia e “per tutte le famiglie della terra” (12,1-3). Il libro narra quindi le vicende dei discendenti di Abramo. Ecco, a grandi linee, uno schema del libro:
– Creazione e riposo divino (1,1-2,4a)
– Gli inizi dell’umanità: dalla creazione al diluvio (2,4b-5,32)
– Noè e il diluvio (6,1-9,29)
– L’umanità dopo il diluvio (10,1-11,26)
– Abramo (11,27-25,18)
– Isacco e i suoi figli Esaù e Giacobbe (25,19-37,1)
– Giuseppe e i suoi fratelli (37,2-50,26).
Le caratteristiche – I quesiti dell’esistenza umana non vengono affrontati con riflessioni o ragionamenti teorici, ma attraverso il racconto. Le genealogie servono a esprimere lo scorrere della storia attraverso le generazioni e a collocare in rapporto tra loro i diversi popoli. In ogni momento, il protagonista delle vicende è sempre e soltanto Dio che, con la sua presenza e la sua parola, proietta una luce di speranza anche sulle situazioni più angosciose. Nell’insieme del libro compaiono alcune grandi tematiche, che si ritrovano poi nell’intera Bibbia: alleanza, promessa, peccato, salvezza, benedizione, terra come dono di Dio, circoncisione, discendenza di Abramo.
L’origine – Il primo destinatario del libro della Genesi fu il popolo d’Israele, in particolare il popolo tornato dall’esilio babilonese. La tradizione d’Israele e quella della Chiesa hanno attribuito l’intero Pentateuco, e quindi anche il libro della Genesi, all’opera di Mosè. Gli studi degli ultimi secoli hanno mostrato, tuttavia, la complessità del processo di scrittura del libro: tradizioni diverse confluiscono nell’ultima redazione, portando con sé la memoria di momenti storici diversi e ambienti diversi del popolo d’Israele e convogliando riflessioni teologiche differenti sull’esperienza del popolo con il suo Dio. Come tutto il Pentateuco, anche la Genesi dovette raggiungere la sua forma attuale verso i secoli V-IV a.C.