Dal Natale all’Epifania


N
ella serata dell’Epifania, il 6 gennaio 2015, il Coro della Divina Misericordia di San Bruno, guidato dal M° Pino Puntorieri all’organo e con la partecipazione straordinaria del M° Fulvio Puccinelli al violino, ha offerto un concerto dal titolo suggestivo “Dal Natale all’Epifania. Meditazioni concertate”. Sono stati proposti nove famosi canti natalizi, introdotti da brevi meditazioni sui personaggi evangelici dei Vangeli dell’Infanzia di Gesù che si concludevano  con il lancio del brano. Ecco di seguito le meditazioni ai canti eseguiti:

1. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Ecco gli ultimi che divengono i primi: ai pastori è rivolto il primo annuncio, a loro la gioia di essere i primi adoratori di un Dio-Bambino, scandalo per i sapienti e i potenti, consolazione per i semplici e gli umiliati. Pure ai re d’Israele si chiedeva di essere “pastori” del loro popolo. Dio avoca a sé il titolo di Pastore del suo popolo e cerca l’uomo spinto dal suo cuore di Padre. Gesù è il “Buon Pastore” che porta sulle sue spalle ogni persona ferita, smarrita, perduta. Anche noi in Gesù diventiamo buon pastori quando nella notte dei cuori, senza strepito, ci prendiamo cura dei nostri fratelli, difendendoli dalle offese dei tanti lupi. Venite fedeli, adeste fideles, adoriamo il Signore. Adeste fideles.

2. Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo… Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo… Il Signore in persona ci ha dato un segno, nelle profondità e lassù nelle altezze: segno che l’uomo non chiese, perché non si sarebbe aspettato che una vergine, rimanendo vergine, diventasse madre e desse alla luce un figlio, e che il suo nato fosse “Dio con noi” e scendesse nelle profondità della terra per cercare la pecorella smarrita, cioè la sua propria creatura, e salisse poi nelle altezze per offrire e raccomandare al Padre quest’uomo che era stato ritrovato. Per questo dunque il “segno” della nostra salvezza – l’Emmanuele nato dalla Vergine – l’ha dato il Signore stesso, perché era lo stesso Signore che veniva a salvare gli uomini, in quanto essi da soli non potevano salvarsi. Gesù, ci doni luce e pace, lui che è la luce del mondo, l’astro del ciel. Astro del ciel.

3. Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. L’evangelista non dice: “concepì nel seno”, ma: “Si trovò incinta”. L’evento infatti è una scoperta salvifica del mondo. Il fatto prodigioso dell’Incarnazione fu trovato da coloro che con fede lo accolsero; fu trovato da coloro che da esso sono salvati, i quali credono e non inciampano nelle apparenze esterne; fu trovato nella sua origine non voluta da uomo, ma realizzata straordinariamente per virtù di Spirito Santo. Come infatti il primo Adamo fu formato da terra non arata, così da una vergine madre è formato l’ultimo Adamo: Gesù. Anche i cieli si fermano per ascoltare la voce della Madre che canta la nanna a Gesù. Fermarono i cieli.

4. Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode… Erode mandò a uccidere tutti i bambini di Betlemme. Quanta notte nel cuore di Erode. Quanti Erode anche oggi uccidono i bambini. Quanti uomini pensano di mostrare potenza nel sopraffare i piccoli. Si ritengono superuomini, al di sopra di ogni legge e di ogni morale. E tutto ciò che non serve alla loro esaltazione lo distruggono: la natura, la donna, il vecchio, il bambino. Quanto Erode c’è nel cuore di ciascuno di noi? Quanta prepotenza, quanto orgoglio. Signore, guardaci dall’umile posto che ti sei scelto: quello di un bambino che dipende da tutto e da tutti, che non può sopraffare nessuno. Prendi nelle tue mani di bambino la nostra presunta forza, aiutaci a sentirne l’inconsistenza, facci essere piccoli, miti e umili, come sei tu e allora la nostra sarà notte di luce. Notte di luce.

5. Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Al falegname di Galilea, giovane promesso sposo di Maria, Dio Padre chiede di superare il dubbio del cuore e della mente, di superare la Legge per seguire il mistero di un Sogno: entrare nel mistero di Dio per essere la sua Ombra in terra. A questo giovane lavoratore, il Padre chiede di assumere una paternità non sua. Giuseppe, l’“uomo giusto”, continua la sua vita svolgendo il ruolo di “Padre” e di “Sposo” a nome di Dio. Giuseppe si sottomette alla legge del censimento: compiendo la giustizia umana, compie la giustizia di Dio. Egli, il custode della famiglia, protegge la Madre e il Bambino, li nutre e dona loro sicurezza e decoro. Quanti “Giuseppe” vivono modestamente e silenziosamente, facendo l’impossibile per riuscire a dare un minimo di decoro e di sicurezza alla loro famiglia. Quanti, invece, svendono la loro dignità di uomini, di padri, di giusti, di lavoratori, per un miraggio di soldi e di piacere. Quanti, con coraggio e amore, si addossano paternità non loro, dando una famiglia serena a ragazzi che ne sono privi; quanti non si piegano alla illegalità, al guadagno facile. Come san Giuseppe accogliamo la Parola che scende come neve candida nei nostri cuori e allora è Bianco Natale. Bianco Natale.

Concerto2

6. Betlemme, la città delle origini: deve nascere lì, nella città di Davide suo padre, il Salvatore. Betlemme diventerà allora davvero la città del “Pane”, secondo il significato ebraico della parola. Betlemme, immagine del paese natale per quanti sono dovuti partire, emigrare per lavoro, per fame, per guerra… Betlemme, idealizzata nel ricordo, nella nostalgia del cuore, ma in effetti è un piccolo paese di gente umile, terra di pastori, città di Davide. Betlemme, città non violenta, città del re mite, città della pace poiché è Casa del Pane, e in essa nasce il Pane vivo disceso dal cielo: Gesù. Guarda, Signore Gesù, la folla degli sradicati che vaga nel nostro mondo, portando in cuore la nostalgia profonda della città natale. Tu puoi capirli e compatirli, tu che hai voluto nascere in viaggio. Guarda, Signore Gesù, le nostre città, le nostre famiglie, i nostri cuori perché ti accolgano come Pane nel buio della loro notte e sia così notte serena, notte placida. In notte placida.

7. Eccomi, sono la serva del Signore. Ecco Maria, questa giovanissima che il Padre ha pensato come Mamma del suo Figlio. Questa giovane donna che ha saputo chiedere “come?” per dire davvero di sì. Questa figlia di Israele che non ha avuto timore nell’affidarsi all’amore del suo Dio. Questa figlia di Eva, aurora della Redenzione, che ha aperto l’umanità al suo Creatore dicendogli di sì. Per ognuno di noi viene il momento delle grandi scelte, anzi della grande scelta, quella che orienterà tutta la vita, tutte le piccole scelte quotidiane. Viene il momento in cui il Signore chiede: “Vuoi?”. Guarda, Signore Gesù, la tua Chiesa, che si specchia in Maria. Guarda ogni cuore che ti cerca sapendo di cercare te. Guarda e attira a te che ti cerca senza saperlo. Guardaci e attiraci a te, perché nessuno viene a te se tu stesso non lo attiri. Guardaci e rendici capaci di dirti e ripeterti il nostro “Sì”, perché sorga per noi l’aurora della Salvezza. Te lo chiediamo, pregando Avi Maria. Avi Maria.

8. Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia. La greppia, la culla del Figlio di Dio! Su questa paglia appare la fragilità del Dio onnipotente, la povertà del Dio provvidente, l’umiliazione del Dio tre volte Santo il cui nome non si poteva pronunziare, il silenzio del Dio Verbo. Da questa mangiatoia si sprigiona la Luce del mondo, che rende anche noi, suoi discepoli, luce del mondo. Qui appare l’amore rifiutato. Qui l’umiliazione di Dio rende all’umanità tutta la dignità di figli, fatti a immagine di Dio. Tanti cercano la gloria nell’onore, la forza nel potere, la luce negli oroscopi, l’amore nel piacere, la dignità nel riconoscimento, la gioia nel soddisfacimento degli istinti. Ma tanti altri fanno della sequela di Gesù il senso della loro vita. Guarda, Signore Gesù, chi ti attende con amore e che vuole impegnarsi ad accoglierti nei più piccoli, dove tu hai promesso di essere sempre presente, che vuole impegnarsi a seguirti sulla via della piccolezza, dell’annuncio, della testimonianza, del dono di noi stessi. Guardaci e compi in noi ciò che tu stesso ci chiedi, te lo chiediamo pregando ancora l’Avi Maria. Avi Maria 2.

9. Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme. Questi uomini seguono una stella. Sono cercatori che vogliono approfondire il mistero di Dio e si mettono in cammino, si lasciano condurre. Non seguono una stella come per seguire l’oroscopo: la voce delle stelle, come spesso ritengono oggi tanti ritenuti “saggi”, abbindolati da tanti che si definiscono “maghi”. No! Seguono un sapere popolare: la nascita di grandi uomini è annunciata da una stella speciale. Seguono un segno nel cielo e si mettono in viaggio. Il loro sapere diventa sapienza, scelta di vita. Essi in nome della loro scienza, del loro sapere si mettono in discussione, intraprendono un cammino non rimangono fermi nelle loro “certezze”. Essi inseriscono il loro sapere nella fede semplice. E fanno sul serio. Perché la loro ricerca di senso, la loro ricerca della vera Sapienza non è velleitaria: sanno affrontare difficoltà e disagi per raggiungerla. È la stella seguita con cuore semplice e l’ascolto delle profezie bibliche che alla fine li portano ai piedi del Salvatore. Lo riconoscono e lo adorarono Bambino in braccio a sua Madre, in quel “luogo” uguale a tanti altri di Betlemme, ma segnato dalla stella. Anche il nostro cuore ci spinge a cercare il senso della vita, il perché per cui valga la pena impegnarsi, gioire, soffrire, spendersi. Guardaci, Signore, perché tutti comprendano che ti riveli ai piccoli e non ci esoneri dal cercarti con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta la vita. E allora la nostra vita sarà colma di bontà e amore, di luce e pace, come al suono gioioso delle campane. Jingle Bells.