Il cammino verso la Pasqua

Il cammino quaresimale inizia con la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, che ci invita a riscoprire il dono del silenzio, la fedeltà nella preghiera, l’esercizio della carità e la pratica del digiuno, e a invocare per tutti i popoli il dono della serenità e della pace. Siamo anzitutto figli di Dio Padre e da Lui amati, attesi, perdonati, restituiti a noi stessi per essere ogni giorno umile dono a Lui e in Lui ai fratelli. I rami d’ulivo e di palma che lo scorso anno, la Domenica delle Palme, hanno acclamato Cristo che si incamminava verso la croce, ora sono cenere. Le ceneri d’inizio della Quaresima sono ceneri di risurrezione, ceneri pasquali. Ci fanno ricordare che la vita è croce, morte, rinuncia, peccato, ma insieme ci assicurano che il progetto pasquale è lasciarsi raggiungere dalla vita nuova e gloriosa del Signore Gesù.
Ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio brucia il nostro peccato. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci offre l’annuncio del vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18), nel quale Gesù ci invita a digiunare, a compiere l’elemosina e a pregare per curare il nostro mondo relazionale. Digiuno per conoscere i bisogni del mio corpo, ascoltarlo e purificarlo. Elemosina per curare il rapporto con gli altri basato sulla fraternità e la condivisione. Preghiera per essere unito a Dio e ascoltarlo.

Con il solenne ingresso di Gesù a Gerusalemme, che si celebra nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore, ha inizio la Settimana Santa, che ci permette di rivivere la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Gesù entra a Gerusalemme acclamato dalle folle come il Messia atteso da secoli, in lui trovano compimento le antiche profezie su un re mite e umile della dinastia di Davide, su un servo del Signore capace di offrire se stesso a Dio. Nella liturgia rivivono e si rivelano due aspetti fondamentali: L’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la memoria della Passione di Gesù. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, città in cui si compì il dono del suo amore totale per noi uomini, è ricordato con la processione delle Palme, preludio alla Pasqua del Signore. Il rito ha inizio alla porta della chiesa e ci invita a imitare le folle acclamanti che hanno accolto Gesù con rami di palma e ulivo, segno del nostro voler seguire fedelmente il Signore. La palma è il simbolo della vittoria e del trionfo di Gesù che, risorgendo, ha vinto la morte.
La memoria della Passione di Gesù è presentata a partire dalla lettura del profeta Isaia (50,4-7), che descrive le sofferenze di un servo mite e umile. Anche il Salmo 21 è profezia della Passione: «Si dividono le mie vesti», mentre l’inno della lettera ai Filippesi (2,6-11) ci invita a contemplare la kènosi (svuotamento) di Dio fatto uomo. Il Vangelo ci offre il racconto della Passione, secondo l’evangelista proprio dell’Anno liturgico (Mt 26-27; Mc 14-15; Lc 22-23).

Nei giorni della Settimana Santa la liturgia rende presenti i misteri della salvezza: l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio compiuta da Cristo, specialmente negli ultimi giorni della sua vita, per mezzo del mistero pasquale. Egli morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Il LunedìMartedì e Mercoledì santo contempliamo in particolare il tradimento di Giuda per trenta denari. La prima lettura della Messa presenta i primi tre Canti del Servo del Signore che si trovano nel libro del profeta Isaia (42,1-7; 49,1-6; 50,4-9).
Durante questi giorni, Gesù e i suoi discepoli si prepararono a celebrare la Pasqua, festa principale per i Giudei. Gesù, però, conosceva molto bene che quelli erano gli ultimi giorni della sua vita; la Pasqua giudaica stava diventando la Pasqua di Gesù: il suo passaggio dalla morte alla vita. Perciò il Vangelo di questi giorni parla dell’intimità di Gesù con i suoi discepoli e di ciò che visse in quell’ultimo tempo: visitò i suoi amici di Betania, diede disposizioni per l’ultima cena e soffri profondamente per il tradimento di Giuda.

La mattina del Giovedì santo, ci ritroviamo in Cattedrale per la Messa del Crisma, presieduta dall’Arcivescovo insieme ai presbiteri, ai diaconi e ai tanti fedeli. Sono consacrati gli Olii Santi per i sacramenti (Battesimo, Cresima e Ordine, e Unzione degli Infermi) e i presbiteri rinnovano le promesse effettuate al momento della loro ordinazione.
In serata, ci ritroviamo in parrocchia per la Messa nella Cena del Signore, che ci fa passare dal tempo quaresimale al Triduo pasquale della passione e risurrezione del Signore, “culmine di tutto l’anno liturgico”. Il Triduo continua il Venerdì santo nella Passione del Signore, nel Sabato santo ed ha il suo centro nella Veglia pasquale, che apre la Domenica di Pasqua del Signore.
Nella Messa nella Cena del Signore si accolgono gli Olii Santi, portati in processione, e si ascoltano la solenne pagina biblica della Pasqua dell’Esodo (Es 12,1-8.11-14), il racconto della Cena del Signore descritta da san Paolo (1Cor 11,23-26) e la narrazione della lavanda dei piedi ai discepoli con il Comandamento dell’amore a opera di san Giovanni (Gv 13,1-15). Dopo l’omelia, si ripete il gesto di Gesù della lavanda dei piedi, con il parroco che lava e bacia i piedi a dodici “apostoli” seduti attorno all’altare.
La liturgia ha avuto il suo culmine con il racconto solenne dell’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena che ci rende spiritualmente presenti nel Cenacolo. Alla fine della celebrazione, l’Eucaristia, al canto del Pange lingua, è portata processionalmente all’Altare della reposizione per l’adorazione e la veglia “Con Gesù nel Getsemani”.

Venerdì Santo, primo giorno del digiuno pasquale, inizia la giornata con la preghiera in chiesa dell’Ufficio delle Letture e le Lodi, attorno all’Altare della Reposizione. Alle 15:00, nell’ora della morte di Gesù, in questo tempo particolarmente segnato da guerre, terremoti, tragedie, crisi economiche e sociali, inizia la Via Crucis, realizzata lungo le strade della parrocchia. Vogliamo seguire Gesù, Principe della Pace, sulla via della croce. Fissando il nostro sguardo sul suo Volto e porre il nostro cuore nel suo Cuore per poter camminare sulle sue orme, forti della sua Parola. Affidiamo al Signore quanti sono oppressi dalla guerra e da ogni sofferenza, gli ammalati, le nostre famiglie, le nostre città, il mondo intero perché abbia misericordia di noi e ci sollevi dall’afflizione.
Rientrati in chiesa, inizia l’azione liturgica Nella Passione del Signore in assoluto silenzio e con il parroco completamente prostrato ai piedi dell’altare, in segno dell’umiliazione dell’uomo terreno e della mestizia dolorosa della Chiesa davanti al morire di Gesù. Riviviamo intensamente la Passione del Signore attraverso la liturgia che ci ha fa ascoltare il racconto della Passione secondo l’evangelista Giovanni (Gv 18,1–19,42), preceduto dall’evocazione del Servo sofferente (Is 52,13–53,12) e dalla lettera agli Ebrei sul sacrificio di Cristo (Eb 4,15-16; 5,7-9).
Conclusa l’omelia, il parroco e il diacono innalzano al Signore le invocazioni solenni della Preghiera universale, modello per tutte le altre lungo l’anno. Molto forte dal punto di vista emotivo è il rito della venerazione della Croce al canto di: «Ecco il legno della croce al quale fu appeso il Cristo Salvatore del mondo. Venite, adoriamo», secondo un rito antichissimo attestato dalla pellegrina Egeria, del IV secolo: «In tale giorno, la comunità di Gerusalemme si riunisce sul Golgota e lì, dopo aver celebrato un ufficio di lettura, il vescovo presenta al popolo il legno autentico della croce del Signore, per la venerazione». Dopo la venerazione della Croce, si riceve l’Eucaristia, Pane di vita vera, per poi sciogliere l’assemblea in silenzio.

ISabato santo, secondo giorno facoltativo del digiuno pasquale, ci raduniamo ancora in chiesa per la preghiera dell’Ufficio delle Letture e le Lodi attorno all’altare maggiore, completamente spoglio e con sopra il crocifisso disteso a ricordarci Gesù nel sepolcro. La Chiesa osserva un profondo silenzio e non celebra l’Eucaristia, poiché come afferma un’antica omelia sul Sabato santo: «Oggi sulla terra c’è un grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme». A seguire, la preghiera dell’Ora della Madre, per contemplare la Beata Vergine Maria che vive con fede il profondo dolore della morte del suo Figlio Gesù.

Nella notte, a cavallo tra sabato e domenica, si celebra la solenne Veglia pasquale, madre di tutte le veglie, che presenta la totalità del mistero di salvezza dell’uomo nella passione trionfale di Cristo: «Notte che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore» (Exultet).
La Veglia ha il suo inizio con la Liturgia della luce che presenta Cristo luce del mondo. Sul sagrato è benedetto il fuoco nuovo, da cui si accende il cero pasquale e quindi dal cero le candele dei fedeli al canto: «Cristo, luce del mondo!». Il solenne annuncio della Pasqua, l’Exultet, ci presenta il senso di questa notte: «Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vittorioso dal sepolcro». Per prepararci a celebrare il mistero pasquale, la Liturgia della Parola ci offre sette letture tratte dall’Antico Testamento e poi quella dell’Apostolo e il Vangelo. L’assemblea risponde alle letture con il canto dei salmi e dei cantici, mentre la preghiera del parroco, alla fine di ogni lettura, ci aiuta a interiorizzare in senso cristiano la parola ascoltata.
Il canto del “Gloria” completa l’ascolto della Legge e dei Profeti, mentre le campane suonano a festa. San Paolo, nella lettera ai Romani (Rm 6,3-11), ci ricorda che il battesimo è morte e risurrezione in Cristo. Subito dopo risuona l’“Alleluia” trionfale, che ci introduce il racconto evangelico proprio per l’Anno liturgico (Mt 28,1-10, È risorto e vi precede in Galilea; Mc 16,1-7, Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto; Lc 24,1-12, Perché cercate tra i morti colui che è vivo?).
Dopo l’omelia del parroco, che illustra i misteri celebrati in questa notte santa, ha luogo la Liturgia dell’acqua con la benedizione dell’acqua, il canto delle litanie dei Santi e la proclamazione della nostra fede con le candele accese. Dopo l’aspersione dei presenti con l’acqua benedetta, la Veglia prosegue con la Liturgia eucaristica, celebrazione della morte e risurrezione del Signore, e l’invio finale nel mondo: «Andate e portate a tutti la gioia del Signore Risorto. Alleluia! Alleluia!».

Nella solenne Domenica di Pasqua, la Chiesa ci offre la grazia di contemplare il Cristo risorto. La data della Pasqua cristiana fu fissata dal Concilio di Nicea, nell’anno 325, nella domenica seguente il plenilunio (che corrisponde al 14 del mese ebraico di Nisan) dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). Così, la data della Pasqua può variare tra il 22 marzo e il 25 aprile, da questa data dipendono l’inizio della Quaresima e le date delle feste mobili dell’Anno liturgico. Nella liturgia della Parola ascoltiamo anzi tutto san Pietro, con l’annuncio del primo “kerigma” della risurrezione (At 10,34a.37-43): «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno». Il canto del Salmo 117 ci consente di lodare Dio: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo». San Paolo ci invita a possedere totalmente la vita nuova ricevuta dal Cristo risorto (Col 3,1-4): «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù».
Dopo il canto dell’Alleluia, il Vangelo ci illustra la corsa di san Giovanni e san Pietro verso il sepolcro vuoto (Gv 20,1-9), per poi condurci a contemplare con loro l’interno del sepolcro. Nella fede “entriamo” nel sepolcro vuoto con i due apostoli e con il vedere sempre più intenso dei loro occhi e del loro cuore giungiamo alla fede nel Signore risorto.
Nella messa vespertina di Pasqua ascoltiamo il mirabile racconto della manifestazione di Gesù ai discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35). Gesù risorto continua a camminare con noi, spezzando il pane della Parola e dell’Eucaristia.
Nulla più dell’antico e stupendo inno Víctimæ pascháli láudes ci aiuta a cantare il mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù:

Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.