Maggio con Maria tra le case

In questo anno 2024, maggio è stato un mese speciale per la nostra parrocchia. Ogni giorno di questo mese dedicato alla Beata Vergine Maria ci siamo preparati alla celebrazione eucaristica con la preghiera del Santo Rosario e con alcuni minuti di riflessione con la edificante guida del nostro caro don Angelo e facendo nostre antiche preghiere e scritti edificanti, in particolare dei papi san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che ci hanno guidato a cogliere l’immensa grazia che è la Madonna per tutti noi.

Inoltre per tre lunedì, 6, 13 e 27, – lunedì 20 siamo stati pellegrini a Serra San Bruno – abbiamo celebrato l’Eucaristia tra le case del nostro quartiere, grazie alla generosa ospitalità delle famiglie, all’accurata organizzazione del nostro caro parroco e dei tanti collaboratori e… al tempo che, al contrario degli ultimi anni, è stato sempre clemente, anzi decisamente bello, tanto che anche gli uccellini univano il loro canto alle nostre voci, per lodare il Signore.

In tutte le tre celebrazioni nel quartiere sono state spiritualmente presenti, con la preghiera vicendevole e con i loro doni, due amiche particolari suor Maria Grazia e Carmela. La clarissa, che da alcuni anni confeziona per noi il cero pasquale, ci ha mandato due lampade adorne della M di Maria che hanno brillato, con la tovaglia di raso confezionata dalla nostra Carmela, sull’altare che sempre, in ogni sosta, è stato preparato con tanta cura ed amore dalle famiglie che ci hanno ospitato.

Lunedì 6Maria Vergine tempio del Signore

Nel Viale della Libertà 44 si è svolta la prima sosta della bellissima statua della Santissima Vergine Maria nel quartiere. Nel bel giardino, piccolo angolo di paradiso che per noi oggi è stato il tempio del Signore, abbiamo contemplato Maria Vergine tempio del Signore.

Durante la meditazione dopo la preghiera del Rosario, un commento di papa Benedetto XVI a questo bel titolo, ci ha chiarito che è vero che Maria è l’Immacolata e quindi è sostenuta dalla grazia divina, ma la grazia non si sostituisce alla libertà, non la elimina, ma piuttosto la grazia sostiene la nostra libertà. Il sì di Maria all’angelo, e quindi a Dio, è un sì libero, pieno, totalizzante per tutta la sua vita. Così anche noi oggi guardando a Maria possiamo cercare di seguire fedelmente il Signore con i nostri piccoli sì quotidiani.

Una stupenda preghiera di san Gemano di Costantinopoli ci ha aiutato a contemplare l’immensa bellezza della Vergine Maria: «Salve, o Paradiso divino, o Soggiorno della Sapienza, o Giardino pieno di incanti, piantato dalla Mano dell’Onnipotente, dove fiorisce il Legno della Vita per comunicare la scienza della verità e dare l’immortalità a chi lo assapora! Ave Maria, piena di grazia, più santa dei santi, più alta dei cieli, più gloriosa dei cherubini, più degna d’onore dei serafini e più venerabile di ogni creatura!».

Ascoltando la Parola abbiamo colto la corrispondenza tra la consacrazione del tempio di Salomone della prima lettura (1Re 8, 1-7.9-11) e l’annuncio dell’angelo a Maria nel Vangelo (Lc 1,26-38).

Nell’Antico Testamento c’è il tempio di Salomone fatto di mattoni, di pietre, nel Nuovo Testamento ecco il nuovo tempio: Maria. Infatti, l’angelo va a casa di Maria, perché è Maria il nuovo tempio del Signore e la casa di Maria risplende del custodire il tempio del Signore che è Maria, perché Maria nel suo grembo accoglie il figlio dell’Altissimo.

Lo Spirito Santo scende nel grembo di Maria, come un tempo la nube, segno della presenza dell’Altissimo, si è manifestata nella consacrazione del tempio di Gerusalemme. Nell’Annunciazione il Signore si manifesta non più nel tempio, ma in Maria e il suo grembo diventa tempio dello Spirito, tempio di Dio. Come il tempio conteneva l’arca dell’alleanza, che custodiva le tavole della legge, le tavole consegnate da Dio a Mosè, il grembo di Maria ora custodisce il Figlio di Dio, Amore di Dio per noi è scritto nel grembo di Maria, il Figlio Amato del Padre diventa carne nel grembo di Maria.

Anche noi, nel Battesimo, siamo partecipi di questa missione: essere tempio santo di Dio. Nel Battesimo tutti siamo stati consacrati al Signore, per portare Gesù nel mondo come fa Maria che, dopo l’Annunciazione, porta Gesù a Elisabetta. Anche noi, oggi, abbiamo portato Gesù in questa casa, in queste famiglie che ci ospitano sempre con tanto amore e manifestano una generosa attenzione ai fratelli e sorelle più bisognosi.

Prima della consacrazione al Cuore immacolato di Maria e della benedizione finale, don Angelo ha ricordato come in ogni tappa preghiamo sempre per i defunti e in particolare per i cari delle famiglie che offrono la loro ospitalità. Continuiamo a pregare per i nostri cari defunti affinché ricevano il premio celeste. Ci aiuti il Signore ad accogliere Gesù e la sua Parola e a fare della nostra vita un tempio del Signore, un luogo santo dove il Signore è conosciuto sempre di più da noi, amato, riverito, servito e adorato.

Lunedì 13 – Maria Vergine di Fatima

Ospiti del condominio di via Manfroce 93, abbiamo guardato a Maria Vergine di Fatima. Città dove apparve ai tre pastorelli il 13 maggio e poi fino al 13 ottobre, quando avvenne un segno prodigioso: oltre settantamila persone videro per diversi minuti il sole roteare nel cielo, avvicinarsi, cambiare di colore senza riportare alcun problema agli occhi.

Nelle prime visioni a Fatima, Maria ha mostrato ai pastorelli il nostro inferno, la lontananza da Dio e ha invitato a pregare perché tutta l’umanità non cada nel baratro. Era il 1917, quasi alla fine della prima guerra mondiale, se il mondo non si convertirà ce ne sarà una ancora peggiore, la seconda. Purtroppo, ad oltre 100 anni di distanza, siamo ancora in guerra! Le parole di Maria e di Gesù di vivere nella pace sono inascoltate, il mondo vive nel male. Ci affidiamo a Maria Santissima, perché possa invocare, come dono dal suo Figlio, la pace vera, la pace del cuore in ciascuno di noi.

Il vangelo di Luca (11,27) ci fa ascoltare una donna che, mentre Gesù sta parlando, non può fare a meno di alzare la voce tra la folla e lodare Maria: “Beato il grembo che ti ha portato, il seno da cui hai preso il latte!”. Tanto è il suo trasporto verso Gesù, che loda Maria, sua Madre.

Gesù risponde e, come sempre, pone ordine alle cose: “Beati piuttosto – beati di più – quelli cha ascoltano e vivono la Parola!”. Beati di più – dice Gesù – sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano, come Maria, la prima tra coloro che hanno ascoltano la parola di Dio e l’hanno osservata. “Eccomi, sono la serva del Signore!”. Maria ascolta l’annuncio dell’angelo, portatore della parola di Dio e nel suo grembo Gesù prende dimora. Ecco la grandezza di Maria, viene lodata da questa donna e viene lodata di più da Gesù.

Nella Prima lettura, che anticipa temi sviluppati nel Vangelo, abbiamo ascoltato le lodi del popolo d’Israele verso Giuditta (Gdt 13,17-20; 15,9), lodi che ben si addicono a Maria: “Sei la gloria di Gerusalemme, tu sei magnifico vanto di Israele, tu splendi l’onore della nostra gente”. In senso spirituale Giuditta è segno della donna che con la sua bellezza vince il nemico, vince il male rappresentato da Oloferne. Questi è vinto dalla bellezza di Giuditta, che si fida di Dio, non della forza dell’esercito, e così l’amore di Dio vince il male. Il Signore ci invita a confidare in lui e non nella potenza della forza umana, che conduce alla guerra. L’umile servizio di Dio, in cui Maria ci ha istruito attraverso il suo esempio, è la via della pace, la via dell’amore.

Il popolo ha lodato Giuditta, la donna del vangelo e Gesù lodano Maria e Maria a sua volta loda il Signore con il cantico del Magnificat (Lc 1,46-55) che il salmo ha messo nelle nostre bocche e nel nostro cuore.

Ci piace riportare una parte della preghiera di affidamento di papa Francesco del 13 ottobre 2013:

«O Maria, ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso. Custodisci la nostra vita tra le tue braccia, benedici e rafforza ogni desiderio di bene, ravviva e alimenta la fede, sostieni e illumina la speranza, suscita e anima la carità, guida tutti noi nel cammino della santità, insegnaci lo stesso amore di predilezione per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e i sofferenti, per i peccatori e gli smarriti di cuore; raduna tutti sotto la tua protezione e consegnali al tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo».

Lunedì 27 – Maria Vergine salute degli infermi

In via Manfroce 61, tra le palazzine che sono il nucleo storico della nostra parrocchia, abbiamo affidato a Maria Vergine salute degli infermi tutti i nostri fratelli e sorelle che sperimentano la sofferenza, quanti soffrono nelle nostre famiglie, nelle nostre case, negli ospedali, nelle case di cura e tutte le persone che li accudiscono, dai medici, agli infermieri ad ogni altra persona al loro servizio. La malattia, ogni sofferenza, sono occasioni per vivere nell’umiltà, nella consapevolezza del limite della nostra vita e delle nostre capacità, e comprendere quanto abbiamo bisogno degli altri. E come ci prendiamo cura gli uni degli altri nel corpo, similmente ci possiamo prendere cura anche delle malattie dello spirito e attraverso l’Eucaristia, l’ascolto della Parola, i Sacramenti, la Confessione guariamo anche il nostro cuore da quei limiti spirituali che lo possono opprimere, limitare.

Il Vangelo (Gv 19,25-34) ci ha portato ai piedi della Croce con Maria. Abbiamo ascoltato gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù. Egli ha sete, sete di amore, non semplicemente di acqua; non possiamo certo immaginare l’arsura della sua bocca, lì inchiodato sulla croce, il sangue, il sudore…

Per lenire il dolore, gli danno da bere aceto con una spugna imbevuta in cima a una canna, e questo ci fa comprendere quanto la croce di Gesù era alta. E poi Gesù proclama: “È compiuto!”. Si compie, con il suo morire, il suo atto d’amore che è la salvezza di tutta l’umanità.

Chinato il capo Gesù consegna lo spirito. Quello spirito che, dal punto di vista umano, Gesù ha ricevuto nel momento del concepimento, come accade per ogni uomo/donna, ecco che Gesù lo restituisce al Padre.

Morendo in maniera così tragica sulla croce, Gesù compie l’ultimo atto d’amore: “Uno dei soldati trafisse il suo cuore con una lancia”. Così, dopo aver adempiuto tutte le profezie ed averci donato sua Madre e tutto se stesso, Gesù ci fa un ultimo dono e dal suo cuore trafitto escono sangue ed acqua.

Il sangue è segno dell’Eucaristia e l’acqua del Battesimo, e come dal costato di Adamo addormentato nasce Eva, dal corpo del Cristo morto scaturisce la Chiesa, che nei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia ci rende figli di Dio e ci accompagna nel cammino della vita.

Il profeta Isaia, secoli e secoli prima di Gesù, descrive in alcuni versi la passione del servo del Signore: “Non ha apparenza né bellezza, tanto era il suo volto deturpato”. Anche la Sindone ci mostra il naso tumefatto, deviato, i segni della corona di spine sulla fronte, i segni della flagellazione sulle spalle, il segno della ferita sul costato, i segni della trafittura dei chiodi. “Uomo dei dolori” – scrive Isaia – “che ben conosce il patire”. In Cristo, c’è la sofferenza di tutta l’umanità, del tempo di Gesù, prima di Gesù e dopo di Gesù.

Tutti i dolori e le sofferenze dell’universo sono raccolti nel suo cuore, per questo nel Getsemani suda sangue. Il dolore per la sofferenza e l’abisso del peccato di tutta l’umanità si scontra con l’infinita santità del suo cuore. “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”, è stato trafitto dai chiodi nelle mani e nei piedi, “si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca”. Durante la passione, Gesù ha solo parole di misericordia: “Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno”.

Come ci ha insegnato san Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Salvifici Doloris dell’11 febbraio 1984: Guardiamo a Gesù Crocifisso per imparare da lui, vittima innocente che ha voluto liberamente caricarsi delle nostre sofferenze e offrirsi al Padre ed ha così redento la sofferenza trasformandola in un dono di amore salvifico. Nel Cristo sofferente ogni malato può trovare il significato dei propri patimenti. In Cristo morto e risorto tutta l’umanità scopre che il suo soffrire, può essere un’occasione per offrire una testimonianza di fede e di amore.

Graziella Gerico