Abbiamo iniziato il cammino quaresimale con la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, 22 febbraio 2023, riscoprendo il dono del silenzio, la fedeltà nella preghiera, l’esercizio della carità e la pratica del digiuno e invocando il dono della pace per l’Ucraina e per tutti i popoli oppressi dalla guerra e la serenità per la Turchia e la Siria profondamente sconvolte dal terremoto. Siamo anzitutto figli di Dio Padre e da Lui amati, attesi, perdonati, restituiti a noi stessi per essere ogni giorno umile dono a Lui e in Lui ai fratelli. I rami d’ulivo e di palma che lo scorso anno, la Domenica delle Palme, hanno acclamato Cristo che si incamminava verso la croce, ora sono cenere. Le ceneri d’inizio della Quaresima sono ceneri di risurrezione, ceneri pasquali. Ci fanno ricordare che la vita è croce, morte, rinuncia, peccato, ma insieme ci assicurano che il progetto pasquale è lasciarsi raggiungere dalla vita nuova e gloriosa del Signore Gesù.
Ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio brucia il nostro peccato. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci offre l’annuncio del vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18), nel quale Gesù ci invita a digiunare, a compiere l’elemosina e a pregare per curare il nostro mondo relazionale. Digiuno per conoscere i bisogni del mio corpo, ascoltarlo e purificarlo. Elemosina per curare il rapporto con gli altri basato sulla fraternità e la condivisione. Preghiera per essere unito a Dio e ascoltarlo.
Con il solenne ingresso di Gesù a Gerusalemme, che si celebra nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il 2 aprile, abbiamo iniziato la Settimana Santa, che ci ha permesso di rivivere la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Gesù entra a Gerusalemme acclamato dalle folle come il Messia atteso da secoli, in lui trovano compimento le antiche profezie su un re mite e umile della dinastia di Davide, su un servo del Signore capace di offrire se stesso a Dio.
Nella liturgia odierna rivivono e si rivelano due aspetti fondamentali: L’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la memoria della Passione di Gesù. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, città in cui si compì il dono del suo amore totale per noi uomini, è ricordato con la processione delle Palme, preludio alla Pasqua del Signore. Il rito ha avuto il suo inizio alla porta della chiesa, sempre traboccante di centinaia e centinaia di persone nonostante la grandezza dell’aula liturgica. Abbiamo imitato le folle acclamanti che hanno accolto Gesù e benedetto i rami di palma e ulivo segno del nostro voler fedelmente seguire il Signore. La palma è il simbolo della vittoria e del trionfo di Gesù che, risorgendo, ha vinto la morte.
La memoria della Passione di Gesù è presentata a partire dalla lettura del profeta Isaia (50,4-7), che descrive le sofferenze di un servo mite e umile. Anche il Salmo 21 è profezia della Passione: «Si dividono le mie vesti», mentre l’inno della lettera ai Filippesi (2,6-11) ci ha invitati a contemplare la kènosi (svuotamento) di Dio fatto uomo. Il Vangelo ci ha offerto il racconto della Passione secondo Matteo (26,14–27,66) con la mirabile professione di fede proclamata dal centurione al veder morire Gesù: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Nei giorni della Settimana Santa la liturgia rende presenti i misteri della salvezza: l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio compiuta da Cristo, specialmente negli ultimi giorni della sua vita, per mezzo del mistero pasquale. Egli morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Il Lunedì, Martedì e Mercoledì santo abbiamo contemplato in particolare il tradimento di Giuda per trenta denari. La prima lettura della Messa ha presentato i primi tre Canti del Servo del Signore che si trovano nel libro del profeta Isaia (42,1-7; 49,1-6; 50,4-9).
Durante questi giorni, Gesù e i suoi discepoli si prepararono a celebrare la Pasqua, festa principale per i Giudei. Gesù, però, conosceva molto bene che quelli erano gli ultimi giorni della sua vita; la Pasqua giudaica stava diventando la Pasqua di Gesù: il suo passaggio dalla morte alla vita. Perciò il Vangelo di questi giorni parla dell’intimità di Gesù con i suoi discepoli e di ciò che visse in quell’ultimo tempo: visitò i suoi amici di Betania, diede disposizioni per l’ultima cena e soffri profondamente per il tradimento di Giuda.
Martedì 4, abbiamo avuto la gioia di poter sostare in adorazione eucaristica continua dalle 8:00 alle 18:00 per poi celebrare i Vespri con la benedizione eucaristica e infine la Messa per concludere la giornata ringraziando il Signore.
La mattina del Giovedì santo, 6 aprile, ci siamo ritrovati in Cattedrale per la Messa del Crisma, presieduta dal Vescovo insieme ai presbiteri, ai diaconi e ai tanti fedeli. Sono stati consacrati gli Olii Santi per i sacramenti (Battesimo, Cresima e Ordine, e Unzione degli Infermi) e i presbiteri hanno rinnovato le promesse effettuate al momento della loro ordinazione.
In serata, ci siamo ritrovati in parrocchia per la Messa nella Cena del Signore, che ci ha fatti passare dal tempo quaresimale al Triduo pasquale della passione e risurrezione del Signore, “culmine di tutto l’anno liturgico”. Il Triduo continua il Venerdì santo nella Passione del Signore, nel Sabato santo ed ha il suo centro nella Veglia pasquale, che apre la Domenica di Pasqua del Signore.
Nella Messa nella Cena del Signore abbiamo accolto gli Olii Santi, portati in processione dal nostro parroco, abbiamo ascoltato la solenne pagina biblica della Pasqua dell’Esodo (Es 12,1-8.11-14), il racconto della Cena del Signore descritta da san Paolo (1Cor 11,23-26) e la narrazione della lavanda dei piedi ai discepoli con il Comandamento dell’amore a opera di san Giovanni (Gv 13,1-15). Dopo l’omelia, d. Angelo ha ripetuto il gesto di Gesù della lavanda dei piedi, lavando e baciando i piedi a dodici uomini seduti attorno all’altare.
La liturgia ha avuto il suo culmine con il racconto solenne dell’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena che ci ha fatto sentire spiritualmente presenti nel Cenacolo. Alla fine della celebrazione, l’Eucaristia, al canto del Pange lingua, è stata portata processionalmente all’Altare della reposizione per l’adorazione e la veglia notturna “Con Gesù nel Getsemani”, che ha visto la partecipazione di numerosissimi fedeli.
Venerdì Santo, 7 aprile, primo giorno del digiuno pasquale, abbiamo iniziato la giornata con la preghiera in chiesa dell’Ufficio delle Letture e le Lodi attorno all’Altare della Reposizione.
Alle 15:00 nell’ora della morte di Gesù, in questo tempo particolarmente segnato da tragedie, guerre, terremoti, crisi economiche e sociali, abbiamo iniziato la Via Crucis realizzata lungo le strade della nostra parrocchia. Abbiamo voluto seguire Gesù sulla via della croce, fissando il nostro sguardo sul Volto di Gesù, Principe della Pace, e porre il nostro cuore nel suo Cuore per poter camminare sulle sue orme forti della sua Parola. Abbiamo affidato al Signore quanti sono oppressi dalla guerra, i feriti, gli ammalati, le nostre famiglie, le nostre città, il mondo intero perché abbia misericordia di noi e ci sollevi dall’afflizione.
Rientrati in chiesa, abbiamo iniziato l’azione liturgica Nella Passione del Signore in assoluto silenzio e con il parroco, d. Angelo, completamente prostrato ai piedi dell’altare, in segno dell’umiliazione dell’uomo terreno e della mestizia dolorosa della Chiesa davanti al morire di Gesù. Abbiamo rivissuto intensamente la Passione del Signore attraverso la liturgia che ci ha fatto ascoltare il racconto della Passione secondo l’evangelista Giovanni (Gv 18,1–19,42), preceduto dall’evocazione del Servo sofferente (Is 52,13–53,12) e dalla lettera agli Ebrei sul sacrificio di Cristo (Eb 4,15-16; 5,7-9).
Conclusa l’omelia, d. Angelo e il diacono Enzo Caminiti hanno innalzato al Signore le invocazioni solenni della Preghiera universale, modello per tutte le altre lungo l’anno. Molto forte dal punto di vista emotivo è stato il rito della venerazione della Croce al canto di: «Ecco il legno della croce al quale fu appeso il Cristo Salvatore del mondo. Venite, adoriamo», secondo un rito antichissimo attestato dalla pellegrina Egeria, del IV secolo: «In tale giorno, la comunità di Gerusalemme si riunisce sul Golgota e lì, dopo aver celebrato un ufficio di lettura, il vescovo presenta al popolo il legno autentico della croce del Signore, per la venerazione». Dopo la venerazione della Croce, abbiamo ricevuto Gesù, Pane di vita vera, per poi sciogliere l’assemblea in silenzio.
Il Sabato santo, 8 aprile, secondo giorno facoltativo del digiuno pasquale, ci siamo ritrovati ancora in chiesa per la preghiera dell’Ufficio delle Letture e le Lodi attorno all’altare maggiore, completamente spoglio e con sopra il crocifisso disteso a ricordarci Gesù nel sepolcro. La Chiesa osserva un profondo silenzio e non celebra l’Eucaristia, poiché come afferma un’antica omelia sul Sabato santo: «Oggi sulla terra c’è un grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme».
Nella notte, a cavallo tra sabato e domenica, abbiamo celebrato la solenne Veglia pasquale, madre di tutte le veglie, che svolge la celebrazione della totalità del mistero di salvezza dell’uomo nella passione trionfale di Cristo: «Notte che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore» (Exultet).
La Veglia ha avuto il suo inizio con la Liturgia della luce che presenta Cristo luce del mondo. Sul sagrato è stato benedetto il fuoco nuovo, da esso è stato acceso il cero pasquale e quindi dal cero le candele dei fedeli al canto: «Cristo, luce del mondo!». Il solenne annuncio della Pasqua, l’Exultet, ci ha presentato il senso di questa notte: «Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vittorioso dal sepolcro». Per prepararci a celebrare il mistero pasquale, la Liturgia della Parola ci ha offerto sette letture tratte dall’Antico Testamento e poi quella dell’Apostolo e il Vangelo. L’assemblea ha risposto alle letture con il canto dei salmi e dei cantici, mentre la preghiera sacerdotale, alla fine di ogni lettura, ci ha aiutati a interiorizzare in senso cristiano la parola ascoltata.
Il canto del “Gloria” ha completato l’ascolto della Legge e dei Profeti, mentre le campane suonavano a festa. San Paolo, nella lettera ai Romani (Rm 6,3-11), ci ha ricordato che il battesimo è morte e risurrezione in Cristo e subito dopo è risuonato l’“Alleluia” trionfale che ha introdotto il racconto evangelico (Mt 28,1-10) con l’annuncio dell’angelo alle donne: «So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto».
Dopo l’omelia del nostro parroco, d. Angelo, che ci ha illustrato i misteri celebrati in questa notte santa, ha avuto luogo la Liturgia dell’acqua con la benedizione dell’acqua, il canto delle litanie dei Santi e la proclamazione della nostra fede con le candele accese. Dopo esser stati benedetti con l’acqua lustrale, la Veglia è proseguita con la Liturgia eucaristica, celebrazione della morte e risurrezione del Signore, e l’invio finale nel mondo: «Andate e portate a tutti la gioia del Signore Risorto. Alleluia! Alleluia!».
Domenica di Pasqua, 9 aprile, in molti abbiamo partecipato alla Messa solenne, che ci ha permesso di contemplare il Cristo risorto. Nella liturgia della Parola abbiamo ascoltato anzi tutto san Pietro, con l’annuncio del primo “kerigma” della risurrezione (At 10,34a.37-43): «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno». Il canto del Salmo 117 ci ha consentito di lodare Dio: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo». San Paolo ci ha invitato a possedere totalmente la vita nuova ricevuta dal Cristo risorto (Col 3,1-4): «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù».
Dopo il canto dell’Alleluia, il Vangelo ci ha illustrato la corsa di san Giovanni e san Pietro verso il sepolcro vuoto (Gv 20,1-9), per poi condurci a contemplare con loro l’interno del sepolcro. Nell’omelia d. Angelo ci ha fatto “entrare” nel sepolcro vuoto con i due apostoli e ci ha illustrato il vedere sempre più intenso dei loro occhi e del loro cuore per giungere infine alla fede nel Signore risorto. Ci ha poi ricordato che nel Concilio di Nicea (anno 325) tutte le Chiese hanno stabilito che la Pasqua cristiana fosse celebrata la domenica seguente il plenilunio (che corrisponde al 14 del mese ebraico di Nisan) dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). Così, la data della Pasqua può variare tra il 22 marzo e il 25 aprile, da questa data dipendono l’inizio della Quaresima e le date delle feste mobili dell’Anno liturgico.
Nella messa vespertina di Pasqua abbiamo ascoltato il mirabile racconto della manifestazione di Gesù ai discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35). Gesù risorto continua a camminare con noi, spezzando il pane della Parola e dell’Eucaristia.
Nulla più dell’antico e stupendo inno Víctimæ pascháli láudes ci aiuta a cantare il mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù:
Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.