Lo Spirito in dono!

Il vescovo Mondello e d. Angelo
Il vescovo Mondello e d. Angelo

Con profonda fede e gioia, nella nostra parrocchia sabato 29 maggio 2021, abbiamo accolto S.E. Mons. Vittorio Luigi Mondello, arcivescovo emerito di Reggio Calabria – Bova, che ha presieduto la celebrazione eucaristica con il rito del sacramento della Cresima. Hanno ricevuto il sacramento della Confermazione: Antonio Buontempone, Giovanni Caridi, Matilde Caridi, Fabiana Fortugno, Matteo Marra, Silvia Mirabella, Virginia Naso, Caterina Pangallo, Miriam Pellicanò, Rocco Piazza, Rita Pizzi, Larissa Samperi, Pasquale Tortorella, Demetrio Ursolo, Mariachiara Vazzana, Karol Zappia e Martina Zappia.

d. Angelo proclama il Vangelo
d. Angelo proclama il Vangelo

La celebrazione, introdotta dal canto “Manda il tuo Spirito, Signore”, ha visto il saluto di mons. Angelo Casile, nostro parroco, a S.E. Mons. Mondello, che è stato ringraziato per la presenza in mezzo a noi e al quale sono stati presentati brevemente i cresimandi. La liturgia è proseguita con l’ascolto della parola di Dio, in particolare: gli Atti degli Apostoli (2,1-6.14.22b-23.32-33) con il racconto della Pentecoste; il Salmo 103 (104) con il ritornello “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra” e il Vangelo secondo Luca (4,16-22a) con Gesù che proclama “Lo Spirito del Signore è sopra di me”, mentre si trova nella sinagoga di Nazaret. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Mondello, trascritta da appunti pro manuscripto non rivisti dall’autore:

«Ringrazio innanzitutto il carissimo parroco per avermi voluto invitare a partecipare alla vostra gioia, di voi che ricevete oggi il sacramento della Confermazione. E potremmo partire, iniziare le nostre riflessioni, con le parole che dice Gesù, dopo aver letto il brano di Isaia nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”. Potremmo dire che oggi, in questa parrocchia, in questa chiesa, per questi cresimandi si adempie quella scrittura che Gesù aveva letto nella sinagoga. Cioè l’invio dello Spirito Santo, perché Gesù compisse l’opera che il Padre gli aveva affidato. E per compierla ha ricevuto anche il dono dello Spirito Santo.

Quest’oggi diversi fratelli e sorelle riceveranno lo stesso dono. Allora la nostra domanda è: qual è il compito dello Spirito Santo, che riceviamo oggi? Per rispondere a questa domanda ci vorrebbero ore, e non è possibile durare tanto. Ma, in sintesi, vorrei fermare la vostra attenzione su due compiti fondamentali che ha lo Spirito Santo che ci viene donato.

Il primo compito è quello di fare di noi che siamo cristiani un popolo solo, una comunità di cristiani! Perché non esiste un cristiano solo, esiste la Chiesa, la comunità cristiana. Allora non ci può essere un vero cristiano che si stacca dagli altri e vive il suo cristianesimo per conto suo. Non esiste! Gesù ha parlato sempre del ‘noi’: quando pregate dite Padre NOSTRO”! Di noi, della comunità, di tutti! Non Padre ‘mio’, ma è Padre di tutti noi! E anche il Concilio Vaticano II – nel primo numero addirittura della Lumen gentium, di questo documento stupendo – ci dice che “la Chiesa è, in Cristo, come un sacramento, cioè – poi spiega – segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.

Quindi il compito dello Spirito Santo è fare di noi degli individui che fanno comunità con altri individui, riconoscendosi come un solo corpo, una sola comunità che ha il compito affidato da Cristo a questa comunità: “Come il Padre ha mandato me – ha detto Gesù – anch’io mando voi. Andate e annunziate”. Proprio domenica scorsa, nella festa di Pentecoste, abbiamo ascoltato Gesù risorto che manda i discepoli: “rimanete a Gerusalemme finché non scenda su di voi lo Spirito Santo. Allora, quando scenderà lo Spirito Santo, mi sarete testimoni, a cominciare dalla Galilea, la Giudea, la Samaria… fino ai confini della terra”.

Il compito dello Spirito Santo è fare di noi cristiani una comunità unita, una comunità che continui l’opera di Cristo, una comunità che possa veramente rendere presente Cristo con la propria testimonianza di fede nel luogo, nel tempo dove vive. E questo ci porta a dire che se vogliamo veramente essere cristiani non basta andare a Messa, non basta ricevere il sacramento della Confermazione, per dimenticarsi la sera stessa di averlo ricevuto… Bisogna accogliere lo Spirito, rinnovando la nostra esistenza, rinnovando le nostre relazioni con gli altri cristiani e, insieme agli altri cristiani, amare Cristo sopra ogni cosa. Dio Padre e Figlio e Spirito Santo. Amarci fra noi, e portare questo amore nel mondo nel quale noi viviamo.

Crocifisso
Crocifisso

Cristo – non dimentichiamolo mai! – non è morto per i cristiani. È morto per tutta l’umanità! Ha dato la Sua vita per tutta l’umanità. E ha voluto fondare la Chiesa, la comunità, perché continuasse questa sua opera! Cioè perché portasse nel mondo questo amore, lo comunicasse agli altri. Non solo ai fratelli cristiani, ma anche ai non cristiani, ma anche a quelli delle altre religioni, ma anche ai pagani… con l’intento che questo amore possa essere accolto da tutti, e tutti, amando, possano ottenere la salvezza. Il nostro compito non è ‘fare’ degli altri dei cristiani: a questo ci pensa Gesù.

Noi abbiamo solo il compito di TESTIMONIARE l’amore di Gesù, e questo è il secondo compito. Testimoniarlo con la vita: non solo con la parola, ma con la nostra testimonianza di vita, il nostro modo di vivere. Papa Francesco ha detto una frase molto importante: Noi viviamo oggi non in un’epoca di continui cambiamenti, ma viviamo in un cambiamento di epoca! È un cambiamento epocale quello che stiamo vivendo. A molti non interessa parlare di Cristo o della Chiesa. Sono parole che non interessano più. Allora qual è il nostro compito in questa situazione? Il nostro compito è non scoraggiarci, prima di tutto, e poi testimoniare con la vita che Cristo è morto per amore e per la salvezza di tutti gli uomini.

Testimoniare con la vita… Vi pare possibile che uno si presenti come cristiano e poi, nella famiglia, continua ad essere distante… il marito dalla moglie, la moglie dal marito… a non amarsi, a odiarsi addirittura… [vi pare possibile] che uno si dica cristiano, poi magari, avendo un impegno politico, invece di distribuire i soldi per il bene della comunità, li prende per il bene della propria famiglia…? E così via… Cristiani non si è a parole, cristiani si è coi fatti.

Quindi non basta andare a Messa, non basta fare le preghiere per conto proprio. Bisogna testimoniare con la vita. Testimoniare con la vita vuoi dire amare, vuol dire portare lavoro, soprattutto verso i poveri, gli ammalati, i sofferenti. Allora siamo veri cristiani, perché è allora che la gente può comprendere che cosa significa essere cristiani. Di parole non ne vogliono sentire oggi. Anzi qualcuno qualche volta ha detto: Io farmi cristiano? Ma neanche per sogno! Perché guardando a quello che è cristiano, io non vorrei essere come lui assolutamente! Questo è veramente negativo.

Ma invece se uno vede che noi lo amiamo nonostante il fatto che lui non è cristiano e non ci ama… Ma noi lo amiamo lo stesso, come Cristo ha amato anche quelli che lo hanno messo in croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Quindi noi siamo seguaci, continuatori dell’opera di Cristo. Continuatori visibili, perché Cristo è sempre presente in mezzo a noi, ma non è più visibile. Si rende visibile attraverso di noi. E quindi l’amore vicendevole fra noi, e l’amore verso gli altri, fatto, mostrato con i fatti, questo aiuta la gente a comprendere.

Sant’Ignazio di Antiochia – siamo nel III secolo, quindi all’inizio del cristianesimo – ripeteva sempre: è meglio essere cristiani che dirsi cristiani. Perché non basta dirsi cristiani per esserlo. Bisogna esserlo nella vita, anche se non si dice: io sono cristiano. Ma si vede dalle proprie azioni. E allora la mia preoccupazione prima è questa: che voi non riceviate lo Spirito Santo ‘perché è tradizione…’, ‘perché si è sempre fatto così…’ – espressione che il Papa non vuole sia ripetuta, perché non è vera –, ‘perché avete scelto il padrino, o la madrina…’ No!

Voi ricevete lo Spirito Santo per essere, per diventare – insieme, come comunità – i testimoni dell’amore di Cristo. Se questo non volete accettarlo, alzatevi e andate via, e non ricevete il dono dello Spirito Santo. Ma se lo accettate, da questa sera stessa potete rinnovare la vostra vita ed essere presenti nella storia dell’umanità oggi, per aiutarla – non costringerla, ma aiutarla – ad accogliere l’amore. A capire che sono amati da Dio, affinché sappiano corrispondere a questo amore. È un compito meraviglioso, d’altra parte, e un compito che possiamo fare con l’aiuto dello Spirito Santo, con l’aiuto della Santissima Trinità».

Imposizione delle mani
Imposizione delle mani

Dopo l’omelia, ha avuto inizio il rito della Confermazione con la rinnovazione delle promesse battesimali, a cui ha fatto seguito l’imposizione delle mani, quale segno dell’effusione dello Spirito, e la crismazione: il vescovo che, chiamando per nome ciascun cresimando, accompagnato dal padrino o dalla madrina, ne unge la fronte con il sacro Crisma dicendo “ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono” e poi gli augura la pace. Conclusa l’unzione di tutti i cresimandi, ha avuto luogo la Preghiera dei fedeli. La liturgia è continuata con la preghiera eucaristica e il rito della Comunione, a cui hanno partecipato i cresimati, i padrini e i fedeli presenti.

Per i giovani e gli adulti che hanno ricevuto la Cresima è stata una tappa importante nel cammino della loro vita. Un’occasione per riscoprire la fede, riaccendere quella fiammella ricevuta con il santo Battesimo e un po’ soffocata dai molteplici problemi della vita. Lo Spirito del Signore accompagni il cammino di questi nuovi cresimati.

con il contributo di Lisa Malaspina e foto di Fulvia Neri

Cresima 5


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