A partire dalla domenica 27 settembre, ricordando nella preghiera il carissimo don Mario, ci siamo ritrovati per celebrare insieme e con profonda fede la Novena al nostro celeste patrono: San Bruno. Ogni giorno abbiamo guardato al Santo certosino per imparare a scegliere Cristo come nostro Salvatore e come unico Bene della nostra vita. San Bruno ci aiuti a vivere con sempre più consapevolezza la nostra fede e ci renda attenti ai bisogni dei nostri fratelli.
Di seguito è possibile scaricare il Programma della Festa 2020. La comunità si prepara ogni anno alla festa del proprio patrono con un itinerario di preghiera e di gioia fraterna, nella viva consapevolezza che «ancora oggi, la densità dell’esistenza di san Bruno, tutta dedicata alla ricerca assidua di Dio e alla comunione con Lui, continua ad essere una stella luminosa all’orizzonte, per la Chiesa e per il mondo» (Papa Francesco). Si possono ripercorrere i giorni della Novena e della Festa nella sintesi proposta di seguito.
Domenica 27 settembre – Con san Bruno, uomo di gioia
Pur con la tristezza per la perdita del caro don Mario Manca, fondatore della parrocchia e nostra guida per 57 anni, oggi, primo giorno della Novena a san Bruno, abbiamo meditato sulla gioia che san Bruno ci indica come grande dono del nostro Padre Celeste, se sappiamo lasciarlo agire in noi specialmente quando siamo nella sofferenza e nel dolore.
♦ Nel giorno del Signore, la Messa delle 10:00 è stata celebrata da mons. Angelo Casile, nostro carissimo parroco, che ha subito esposto le reliquie di san Bruno che ci onoriamo di custodire fin dal 1990, quando don Mario le accolse da S.E. Mons. Antonio Cantisani, allora vescovo di Catanzaro, e da p. Di Lorenzo, priore della Certosa di san Bruno.
Seguendo la Parola che oggi la Liturgia ci offre, abbiamo meditato sul mistero infinito dell’amore immenso di Dio per tutti noi. Amore che è consolazione, conforto, comunione, compassione e fa sì che, alla luce della fede, anche il dolore diventi consolazione dello spirito e ringraziamento al Signore per il sì di don Mario che, sulle orme di san Bruno, ha sognato e poi realizzato la prima chiesa al mondo dedicata a questo santo, a cui guardiamo come nostro protettore, nostro custode, colui che vigila sulle nostre famiglie e da cui impariamo la lezione della preghiera, del silenzio, dell’affidarsi sempre a Dio. Un affidamento che deve essere continuo, perché davanti al Signore conta il presente, conta l’oggi. E nell’oggi, ogni giorno, noi ci giochiamo tutto.
♦ Alle 11:30 abbiamo accolto don Michele D’Agostino, giovanissimo sacerdote ordinato solo tre mesi fa – il ventisette giugno – incaricato per la pastorale diocesana giovanile e vice parroco di S. Maria e i XII Apostoli a Bagnara. Nell’omelia ha evidenziato come tutti noi portiamo nel cuore un combattimento tra il bene e il male, proprio come i due figli della parabola del Vangelo di oggi (Gv 10,27), è il combattimento di sempre…
Il segreto è trovare la riconciliazione, un’unificazione del cuore. La gioia, che non è un’emozione, è un sentimento che nasce da un cuore riconciliato o che, comunque, si mette in cammino per riconciliarsi. Anche se oggi c’è sempre meno gioia, perché si confonde la gioia con la felicità che si trova negli eventi, constatiamo che la gioia nasce nella vita di ogni giorno, nelle fatiche, nei dolori, nelle sofferenze e nelle cose belle che viviamo, se, come san Bruno, ci fidiamo e lasciamo il timone della nostra vita a Dio.
Guardando ai monasteri, riscopriamo il valore di una vita piena, caratterizzata da studio, preghiera e lavoro, potremmo dire da testa, cuore e mani. Così acquista senso una parrocchia dedicata a san Bruno in centro città. Ricerchiamo le cose di Dio in tutto ciò che incontriamo; difendiamo il tempo per Dio; prendetevi tempo per amare, prendetevi tempo per sorridere, prendetevi tempo per amare Dio e gli altri con tenerezza, perché la vita è troppo corta per essere egoisti.
♦ Mons. Giacomo D’Anna, parroco di San Paolo alla Rotonda, ha celebrato la Messa delle 18:30 e ha ricordato di avere conosciuto don Mario nei primi anni novanta, quando questi era responsabile dell’ufficio Cassa della diocesi e lui, giovanissimo sacerdote, segretario di S.E. Mons. Vittorio Luigi Mondello.
Il messaggio è chiaro, ha detto don Giacomo nell’omelia, non bisogna seguire e obbedire a Dio, solo dicendo belle parole, dicendo sì con le labbra ma poi facendo no con la vita; guardiamo alla testimonianza di Gesù che si fa in tutto obbediente al Padre (Fil 2,1-11) anche se dovrà passare attraverso la via dell’umiliazione, dell’abbassamento, della santa Croce. Anche nella sofferenza si può trovare la gioia: essere uniti a Cristo è la fonte della gioia! Sappiamo dallo stesso san Bruno che esortava la sua comunità a gioire nel Signore, sempre! Non angustiatevi per nulla, ma sia sempre il vostro cuore ricco di gioia, di gratitudine, di riconoscenza.
Stasera portiamo con noi questo impegno e riscopriamo il valore della gioia. La prima testimonianza è quella di essere felici, nella condizione in cui siamo: felice di essere sposato, felice di essere prete, suora, felice di essere cristiano! Guardando verso san Bruno, invochiamo la sua intercessione e chiediamo al Signore di essere testimoni gioiosi dell’amore di Dio che libera e che salva.
Lunedì 28 settembre – Con san Bruno, scegliamo Dio al di sopra di tutto
Questa sera la nostra comunità ha conosciuto ed accolto con gioia p. Gabriele Bentoglio, responsabile del servizio catecumenale e parroco dei Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, parrocchia affidata ormai da circa dieci anni ai padri Scalabriniani, che hanno come carisma la missione di annunciare Gesù soprattutto agli stranieri e gestiscono il centro di accoglienza Migrantes.
Sulle orme di Giobbe, san Bruno, che aveva lasciato tutto perché aveva scelto Dio al di sopra di tutto, poteva dire: “il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”. Il cristiano sa che tutto è Provvidenza, anche là dove ci sembra più difficile vedere la mano di Dio, come nelle disgrazie o nelle contrarietà, come ha fatto san Bruno, definito da p. Gabriele un santo europeo che in tempi tanto lontani ha girato l’Europa trovandosi dappertutto a casa. Potremmo dire che ha anticipato quell’unità dell’Europa che noi oggi stiamo faticosamente cercando, basti pensare ad uno dei motivi di maggior disaccordo tra gli stati europei che non trovano il modo di gestire i flussi migratori difendendo la dignità, la sacralità e la centralità di ogni persona umana.
Nel silenzio della Certosa san Bruno accoglieva e viveva la Parola, nel silenzio donava la Parola, con il silenzio ci consegna un messaggio di preghiera, di fratellanza e di speranza anche per il mondo di oggi che ne ha un immenso bisogno. In lui la carità e la verità erano una sola cosa, il suo profondo amore verso i fratelli e verso la Chiesa universale ci stimola ancora oggi a combattere insieme tutte le nuove forme di schiavitù del nostro tempo: la schiavitù del consumismo, dell’indifferenza, del denaro e del successo, quella che scarta i più deboli e privilegia i forti.
Imitando san Bruno, siamo sollecitati a scegliere Dio al di sopra di tutto. Ma ricordiamoci che se vogliamo incontrarlo dobbiamo ricordarci quello che ha detto Gesù nel Vangelo secondo Matteo, al capitolo 25: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Martedì 29 settembre – Con san Bruno proclamiamo la bontà di Dio
Accogliendo il carissimo don Simone Gatto, parroco di Santa Maria della Misericordia in Salice e direttore dell’ufficio di pastorale della famiglia, don Angelo ha ricordato che sono trascorsi otto giorni dalla morte del nostro caro don Mario e come la famiglia di don Simone sia stata da sempre sua vicina di casa, nel quartiere di Santa Caterina… la Provvidenza di Dio ci accompagna anche con questi segni. E don Simone ha colto pienamente il parallelo tra le letture della Liturgia di oggi, la vita e il carisma di san Bruno e la testimonianza di don Mario.
Partendo dal brano del profeta Daniele ha evidenziato l’importanza della continuità nella ricerca del rapporto con Dio e con il suo amore. Questa ricerca è più fruttuosa quando ci si immerge nel silenzio di una piccola chiesa domestica, se riusciamo a crearla in noi, o nel silenzio della notte, perché la notte è il tempo in cui viene meno la fatica dell’uomo e in cui Dio nutre i suoi amici nel sonno; il tempo in cui possiamo ascoltare la Sua voce, perché Dio è capace di arrivare ai nostri cuori, che pur essendo uno spazio piccolo, qualche volta angusto, è capace di diventare il deposito stesso della Trinità.
San Bruno incarna pienamente la consapevolezza di questo amore e costantemente la manifesta con l’esclamazione “O Bonitas”; lui, come il profeta Daniele, è un uomo ritirato, un uomo dedicato a Dio attraverso l’ascolto e la lettura dei segni di Dio nella storia, ma soprattutto nel silenzio. Con silenzio, riservatezza, nascondimento, anche don Mario ha elevato al cielo la sua preghiera di intercessione per il popolo a lui affidato, per tutti quelli che ha amato.
“Se c’è una vera eredità che don Mario lascia a questa chiesa di Reggio Calabria – Bova, non è soltanto la fondazione di questa chiesa, non è soltanto aver servito la comunità parrocchiale, ma è il suo silenzio, che dobbiamo acquisire. In una città che parla troppo, il silenzio diventa qualcosa che possiamo prendere e offrire, proprio come san Bruno che, abbracciando la croce e immergendosi nel mistero di Dio, ancora dopo mille anni quel silenzio diventa voce e racconta che Dio è bontà, l’unico bene, il sommo bene!”
Mercoledì 30 settembre – Con san Bruno viviamo la centralità di Gesù Cristo
Accogliamo stasera don Aldo Ripepi, nuovo parroco di san Nicola a Vito e cappellano militare, chiamato ad accompagnare i giovani che sono nelle nostre forze militari nelle diverse missioni, nella vita quotidiana, nel loro impegno di salvaguardare la sicurezza, la pace nel nostro Paese.
Se siamo qui questa sera è perché vogliamo aggiungere qualcosa di nuovo alla nostra vita – ha chiosato d. Aldo nell’omelia. Il Signore vuole regalarci qualcosa di nuovo indipendentemente dall’età, qualcosa di ulteriore alla nostra vita. Potremmo rispondere “ma abbiamo già visto tutto, ma io ho già mi trovo in età avanzata, cosa devo volere altro?”. Senz’altro il Signore può riempire sempre la nostra vita con il suo amore.
Vale per noi quanto abbiamo letto nella novena di san Bruno: dove ha imparato san Bruno ad amare? Qual è la scuola di san Bruno? La scuola di san Bruno è il Signore. Seguendo il Signore, la sua Parola, san Bruno ha imparato ad amare e quindi anche noi ogni giorno impariamo ad amare il Signore seguendo la sua Parola e amando lui e i fratelli.
Siamo invitati a chiederci se nella nostra vita ci limitiamo a seguire il Signore solo per abitudine, per curiosità, per tanti altri motivi o perché senza il Signore non possiamo stare, senza di lui non possiamo amare. Dobbiamo distinguere tra l’amore e l’innamoramento, che può essere fuggevole se non diventa amore.
L’esempio di Giobbe ci aiuta. Mentre gli amici lo stanno criticando, Giobbe sta vivendo la grazia di Dio, ama Dio e confida in lui, infatti proclama: “non c’è bisogno che me lo dite voi, sto vivendo l’amore del Signore”.
Lasciamo che la Parola con le sue domande ci scavi dentro, ci interroghi, ci metta in discussione: Perché amo il Signore?
Giovedì 1° ottobre – Con san Bruno proclamiamo la sapienza della Croce
Oggi abbiamo vissuto una giornata piena della grazia di Dio sulle orme di san Bruno: la comunità ha avuto la possibilità di stare alla presenza del Signore per un’intera giornata di Adorazione eucaristica continua, durante la quale abbiamo alternato momenti di preghiera a pause di silenzio e meditazione personale.
Dopo la Benedizione eucaristica e la Novena abbiamo pregato l’Ufficio di san Bruno con la guida di don Bruno La Rizza, rettore del Santuario di Santa Maria del Bosco in Serra San Bruno, accompagnato da Marco, organista, e da Sara e Gigi. Con questi amici, espressione della comunità di Serra San Bruno – come ha sottolineato don Angelo –abbiamo “respirato” la liturgia certosina, pregato l’Ufficio con molta calma, con il ritmo pacato dei certosini, che pregano senza fretta affidandosi completamente a Dio.
Don Bruno si è detto veramente felice di essere qui con noi, poiché ci ha già conosciuto l’anno scorso, per la festa, questa comunità sta nel suo cuore, perché come lui, come i serresi, siamo devoti e amiamo san Bruno. Ci ha fatto dono e ci ha citato nell’omelia la lettera scritta da san Bruno all’amico Rodolfo il Verde, una delle due lettere che sono rimaste del santo Certosino: “Quale utilità e gioia divina la solitudine e il silenzio dell’eremo regalino a chi le ama lo sanno solo quelli che ne hanno fatto esperienza”. Don Bruno ci ha esortati a pensare rivolte a ciascuno di noi le parole di san Bruno per esortarci: “Quando ti decidi, pienamente, totalmente per il Signore?”.
La solitudine e il silenzio sono condizioni essenziali della preghiera! Perché per riuscire a trovare il nostro rapporto intimo e personale con Dio sono necessari silenzio e solitudine. Poi, quando noi abbiamo recuperato il rapporto personale col Signore, possiamo mantenerlo anche per la strada, dovunque andiamo possiamo vivere la nostra vita nel lavoro, in famiglia, a casa, però alla presenza di Dio.
San Bruno stava sempre davanti al Santissimo? Probabilmente no, ma stava sempre davanti a Dio, diceva: “Possiamo essere contemplativi per la strada e possiamo adorare il Cristo incarnato nell’ostia consacrata e nei fratelli, con i quali veniamo a contatto per la strada, nel lavoro, in famiglia, dappertutto”.
Venerdì 2 ottobre – Con san Bruno percorriamo la via dell’amore
Anche mons. Gianni Polimeni, rettore della chiesa dell’Annunziata e cappellano dell’ospedale Morelli, – che tutti noi conosciamo per essere stato tanti anni parroco della Cattedrale nonché vicario generale – oggi, ha fatto riferimento alla lettera di san Bruno a Rodolfo il Verde, in particolare lì dove scrive che “nella solitudine e nel silenzio dell’eremo l’occhio acquisisce quello sguardo semplice che ferisce d’amore lo Sposo e permette nella sua purezza di vedere Dio”.
In un tempo in cui il chiasso e il rumore riempiono il nostro quotidiano, diventa necessario anche per noi sperimentare il silenzio e anche un po’ la solitudine che ci aiutano ad avvicinarci a Dio e al suo amore, e che ci permettono di vivere con più attenzione il nostro quotidiano, per riuscire a stabilire anche dei veri legami fraterni radicati nell’amore. Oggi ognuno è per sé, invece dobbiamo riscoprire la dimensione dei legami fraterni
Don Gianni ha poi detto che se con san Bruno dobbiamo percorrere la via dell’Amore, non possiamo dimenticare due dei grandi doni dell’immenso amore di Dio per noi, uno è il nostro Angelo Custode. Abbiamo il cuore pieno di stupore e di gioia sapendo che Dio ha affidato a ciascuno di noi un Angelo con il compito di custodirci, di proteggerci, di guidarci, di essere cioè il nostro migliore amico, il nostro difensore! La Chiesa, che particolarmente oggi venera gli Angeli Custodi, chiede al Signore che essi ci difendano dal peccato, dall’attacco del maligno, che si prendano cura di ciascuno di noi, che custodiscano il nostro cuore e lo rendano libero per il servizio di Dio. L’Angelo ci fa ascoltare la voce di Dio e ci mette in relazione con Lui; dobbiamo dunque essere docili a questa voce interiore, che è la voce stessa di Dio.
Dopo avere fatto gli auguri al nostro caro parroco per il suo onomastico, ci ha riportati ad un altro grande dono dell’amore di Dio: il sacramento dell’Unzione degli Infermi, che dopo l’omelia, don Angelo e don Gianni hanno amministrato ai fedeli infermi. L’Unzione ci è donata per recare sollievo nel fisico e conforto nello spirito, per donare forza e sostegno, per conferire la grazia dello Spirito Santo, da cui ricevere aiuto per la nostra salvezza, essere rinfrancati dalla fiducia in Dio e ottenere nuove forze contro le tentazioni del maligno, così da sopportare cristianamente i disagi o i dolori della fragilità umana. L’Unzione degli Infermi è via dell’amore di Dio verso l’uomo sofferente, grazia speciale di Dio per non lasciarsi abbattere, sostegno per le membra doloranti del Corpo di Cristo.
Sabato 3 ottobre – Con san Bruno amiamo tutti i fratelli
Oggi abbiamo avuto la grande gioia di avere con noi S.E. Mons. Cesare Di Pietro, vescovo ausiliare di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, carissimo amico del nostro don Angelo e già rettore del seminario di Messina.
Il vescovo Di Pietro, felice di incontrare la nostra comunità parrocchiale nel giorno del Signore e nel ricordo di san Bruno abate, ha ringraziato il carissimo don Angelo per l’invito fraterno, rinnovandogli gli auguri di buon onomastico, e ha voluto ricordare nella preghiera al Signore il nostro carissimo don Mario, parroco defunto, che è stato il fondatore di questa bella comunità.
Mons. Di Pietro ha iniziato l’omelia riportandoci a un grande evento nella nostra città, e più precisamente alla Messa celebrata da papa san Giovanni Paolo II, durante la prima visita a Reggio Calabria il 7 ottobre 1984. Alla fine della Messa – con la stessa Liturgia di oggi, XXVI domenica del Tempo Ordinario, anno A – il papa elogiò la fede dei reggini, ai quali augurò di essere la vigna scelta del Signore e di produrre sempre i frutti dello Spirito Santo, i frutti buoni del Vangelo.
Il vescovo Cesare vede la fondazione dei certosini qui in Calabria come una vigna pregiata, che il Signore, attraverso san Bruno, ha voluto piantare nel cuore della nostra terra. Nella cura per la vigna possiamo vedere la passione ardente di Dio che continua a inviare altri servi, altri profeti, e continua a inventare strade nuove, pur di riacciuffare i suoi figli alla fedeltà, all’armonia, all’amicizia, alla collaborazione con lui, con il suo progetto di amore.
Il Signore ci sorprende, è inesauribile la fantasia di Dio, che viene incontro alle nostre necessità, spirituali e materiali.
Ma anche noi, sull’esempio di san Bruno, uomo della mobilità, uomo europeo, dobbiamo giungere alla conquista positiva di un affetto sollecito, di un’iniziativa gratuita, di una solidarietà sempre pronta, di una fraternità vissuta. Dobbiamo spalancare il cuore, spalancare la nostra terra, la nostra vita all’accoglienza dei fratelli, anche quando vengono da lontano per essere non escludenti, ma inclusivi, come don Italo Calabrò, che amava ripetere: “Nessuno escluso mai!”.
San Bruno ci insegni a far lievitare la storia verso il cielo, verso la terra sognata da Isaia, verso i valori che san Paolo ci trasmette e insegna, verso un mondo di fratelli, verso una vigna di grappoli maturi. Ci insegni a essere inclusivi, a considerare ogni uomo come un fratello da amare, perché il nostro mondo sia più giusto e unito e il regno di Dio che viene, si espanda, si dilati, anche grazie alla nostra testimonianza di vita e di amore.
Domenica 4 ottobre – Con san Bruno gustiamo la preghiera
♦ Oggi, il nostro caro parroco don Angelo ha celebrato entrambe le messe mattutine e la supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, poiché padre Antonio Marranchella non ha potuto lasciare Cosenza ove è ora cappellano dell’ospedale.
Don Angelo ci ha aiutato a comprendere che la vigna del Signore non è solo il popolo d’Israele, ma siamo tutti noi, la Chiesa, nuovo popolo santo di Dio. E come per Israele la siepe è la parola stessa di Dio, è la legge che lo custodisce e lo mantiene nell’amore di Dio e quando Israele rifiuta l’amore di Dio la siepe si squarcia, così anche nella nostra vita, in senso spirituale. Se non viviamo nella fedeltà a Dio e alla sua Parola, anche noi diventiamo come il popolo d’Israele, incapaci di vivere nell’amore, il nostro cuore diventa un campo devastato da tutti e da mille pensieri; il nostro cuore se non è difeso dalla Parola, diventa preda di ogni peccato, di ogni tentazione.
Nel nostro cammino possiamo affidarci ai profeti di oggi, che sono anzitutto coloro che ci guidano: il Santo Padre, i vescovi, i sacerdoti e anche i nostri fratelli Santi. Pensiamo all’esempio di san Francesco, che spogliò completamente sé stesso dai beni della sua famiglia per abbracciare l’unico Padre, di san Bruno, che abbandonò ogni onore di questo mondo, anche quello di diventare vescovo, pur di vivere sempre sotto lo sguardo di Dio.
Chiediamo la grazia al Signore di essere vigna santa, di essere popolo santo che porta frutti di verità, di nobiltà, di giustizia, di virtù – come ci ricordava san Paolo – di tutto ciò che è bello e che dona lode al Signore.
♦ La celebrazione delle ore 18:30 è stata presieduta da p. Graziano Bonfitto dei padri orionini, parroco del Santuario di sant’Antonio, che ha ricordato quando è venuto la prima volta a Reggio, quasi vent’anni fa, per fare un tirocinio di esperienza di vita concreta nella sua congregazione e passava spesso a pregare nella nostra chiesa.
Nell’omelia, don Graziano ci ha ricordato come in questa vigna che il Signore ha piantato ci siamo tutti noi, ciascuno di noi, con le nostre fragilità, con le nostre gioie, ma anche con le nostre difficoltà, con i nostri peccati, e se siamo qui questa sera è perché, da peccatori, abbiamo bisogno del perdono, della misericordia, dell’amore di Dio.
Ciascuno di noi è un tralcio della grande vigna del Signore che per portare frutto deve essere innestato in Cristo Gesù e, come avviene per i tralci, anche noi dobbiamo essere attenti e consapevoli a potare, a tagliare… se c’è qualcosa dentro di noi che sappiamo non ci aiuterà a portare frutti di vita abbondanti. Se veniamo in chiesa è perché desideriamo che nella nostra vita ci sia un processo di maturazione, altrimenti non ci rendiamo conto che, invece di frutti, procuriamo danni non soltanto a noi stessi, ma a tutta la vigna, a tutto il popolo di Dio.
Quando incontreremo il Dio della bontà e della misericordia, Lui ci chiederà: quanto hai amato? Quanto hai perdonato? Quanto amore hai vissuto, dato, donato? In base a quello tu sarai giudicato e la vita eterna te la stai conquistando già adesso.
Affinché io possa essere un frutto buono ho bisogno di Cristo. Ho bisogno di viverlo, Cristo, nelle mie azioni quotidiane, ho bisogno di amare, di perdonare, così come Lui mi ama, devo passare attraverso la strada dell’amore.
Che il Signore ci conceda, di essere una vigna prediletta, una vigna che non ha paura di tagliare qualche tralcio perché porti più frutto, una vigna innestata in Cristo. Con l’esempio di san Bruno ciascuno sappia combattere la propria battaglia nella vita quotidiana, portando gioia, portando positività, portando misericordia, amore, perdono… mettendo da parte i contrasti.
Lunedì 5 ottobre – Con san Bruno lodiamo la Vergine Maria
Stasera è con noi p. Giuseppe Maria Giordano, vicario parrocchiale a san Francesco d’Assisi a Sbarre, che don Angelo ci ha presentato ricco di qualità francescane: semplicità, povertà, fedeltà a Dio e annuncio della sua Parola.
P. Giuseppe ha iniziato l’omelia citando dal Salmo 26,8-9: “Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”. Questo è ciò che di più profondo l’uomo desidera nella sua vita. Da sempre l’uomo ha manifestato questo desiderio e le diverse vocazioni, che ognuno di noi esprime nella vita quotidiana, nel matrimonio, nel lavoro, nella vita consacrata, non sono fine a se stesse, ma il loro fine ultimo è amare il Signore sulla terra e continuare ad amarlo dopo la vita sulla terra.
Invece quanta confusione c’è oggi, quanti profondi interrogativi: che cos’è l’uomo, che cosa c’è dopo la morte? E cos’è la vita? È la sola vita terrena o c’è una vita ultraterrena? Tante teorie che creano frastuono e confusione. A queste domande hanno risposto i santi, ha risposto san Bruno… lo vedete con quelle mani in preghiera, rivolto al Signore, nella sua veste bianca, come ci dice san Paolo camminate da “santi e immacolati in mezzo a una generazione perversa”, e ancora “non cambiate il Vangelo che vi ho annunciato, con altre cose che vi vengono da altre parti e che non salvano”, non aiutano, sono solo malvage e portano a seguire la legge del più forte.
L’importante per noi è vivere i comandamenti di Dio: ama il Signore e ama il prossimo. E Gesù, lo sappiamo, ci ha spiegato chi è il prossimo raccontandoci la parabola del samaritano: il sacerdote e il levita, erano passati in fretta, ma il samaritano ebbe compassione dell’uomo mezzo morto. Che il Signore ci rivesta di questa compassione e ci faccia agire secondo il suo esempio; perché lui si è piegato, è lui il samaritano verso l’umanità. Il Signore ama le sue creature, per lui siamo sempre il Figlio e noi dobbiamo ricambiare questo suo immenso amore, amando il Signore e amando il prossimo. È semplice, è la realtà dei semplici, come ci dice san Paolo: “C’è chi semina, c’è chi pianta, c’è chi irriga, ma chi fa crescere è il Signore”, la vita dipende da lui.
Martedì 6 ottobre – Festa di san Bruno
♦ Oggi abbiamo iniziato la celebrazione delle 11:30 facendo gli auguri a don Bruno Cipro, parroco di san Luca evangelista. Abbiamo anche ricordato il caro don Mario, perché – come ha commentato, don Angelo, il nostro parroco – è la prima Festa di san Bruno che questa parrocchia celebra senza più don Mario in terra, ma senz’altro dal cielo, dalle mani di Dio, ci custodisce.
Nell’omelia don Bruno ha rilevato come il Vangelo che la Chiesa ci regala oggi sia un bel riferimento alla figura di san Bruno: come il servo del Vangelo attende che il padrone ritorni e bussi, così i certosini nel loro eremo attendono la venuta del Signore per spalancargli la porta del cuore. Perché il desiderio profondo di Dio è essere all’interno di ognuno, della nostra vita, per colmarci di tutta quella ricchezza, quella bellezza, quella dignità che solo la presenza del Signore reca nell’intimità.
Ripercorrendo le varie fasi della vita del santo Certosino, don Bruno ha rimarcato come sia in quelli che umanamente erano dei fallimenti, sia nei riconoscimenti e onori egli va oltre, si interroga su quello che è il disegno di Dio, ricerca quale sia la volontà di Dio, e arriva a vedere la nomina ad arcivescovo di Reggio Calabria come un impedimento al progetto di Dio. San Bruno non permette che le sue scelte siano condizionate dal passato, da una voglia di rivalsa, non permette che la sua vita sia condizionata da quello che ha vissuto, ma si interroga di nuovo su quello che è il disegno di Dio, si interroga e anziché vedere la nomina a vescovo come una tappa verso la santità, la vede come un ostacolo!
A quel tempo Reggio Calabria godeva di un certo prestigio e molto probabilmente, per il Papa, la presenza di san Bruno a Reggio avrebbe permesso a tutta l’Italia meridionale di avvicinarsi al rito latino, in un periodo in cui nel Sud Italia vi era una grandissima presenza grecanica e in Calabria il clero era legato a Istanbul invece che a Roma.
Tuttavia san Bruno capisce che il Signore sta progettando per lui qualcosa di completamente diverso e si ritira nelle Serre dove con i confratelli ricerca l’intimità con Dio. Scrive nella lettera a Rodolfo il Verde: “Noi siamo qui per conquistare lo sguardo con cui possiamo infiammare il cuore di Dio”.
E noi? Perché siamo qui questa sera? Perché siamo qui a pregare? Per acquistare, pure noi, l’intimità con il Signore, per imparare la sapienza? Il Signore, per l’intercessione di san Bruno, ci aiuti a vivere nella preghiera, a imparare il discernimento, per imparare a saper leggere le cose con gli occhi di Dio e così acquisire un cuore diverso, capace di vivere nella docilità allo Spirito Santo.
♦ Alle 18:30, la solenne celebrazione della Festa di san Bruno è presieduta dal nostro carissimo don Angelo. Nell’omelia il parroco ha evidenziato come il Signore viene sempre nella nostra vita, in ogni momento ci visita con la sua Parola, con i Sacramenti e anche attraverso le persone che incontriamo. L’importante per noi è essere pronti quando Gesù bussa alla porta del nostro cuore per aprirgli, ridargli alloggio, farlo rientrare nella nostra vita, dalla quale forse lo abbiamo fatto uscire peccando.
Ecco la vocazione dei certosini: stare sempre pronti ad accogliere il Signore! Come ci suggerisce il Vangelo: “Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito” (Lc 12,36).
Se percorriamo brevemente la vita di san Bruno comprendiamo come viva sempre in pienezza questa attesa, da Colonia a Reims, a Grenoble, alla Chartreuse, a Roma, a Reggio, per approdare infine nelle Serre, nella pace della seconda Certosa. Ovunque custodisce questo rapporto puro e santo con Dio e di conseguenza non si lega a nessun onore del mondo, fosse anche l’onore dell’episcopato! La tradizione attesta che san Bruno, nel suo viaggio a Reggio Calabria, avvenuto tra il 1089 e il 1090 al seguito di papa Urbano II, si ritirasse a pregare nel posto ove un tempo sorse la chiesetta, ed oggi la chiesa parrocchiale dedicata a lui, che custodisce la memoria viva di san Bruno.
Ad oltre sessantatré anni dalla fondazione della parrocchia, possiamo dire che don Mario ha pregato e agito per edificare una chiesa degna a san Bruno, ma anche che san Bruno ha custodito e custodirà sempre don Mario e tutti i fedeli della comunità a lui dedicata.
Nella lettera ai Romani san Paolo, patrono della nostra Reggio, ci ricorda che “tutto concorre al bene”; in ogni occasione san Bruno ha scelto sempre Dio, ha messo Dio al primo posto e quando ha vissuto la tragedia della morte dei primi confratelli e della distruzione della prima Certosa non ha avuto dubbi: bisogna ricostruire, bisogna ripartire! Così in ogni evento della nostra vita non dobbiamo farci schiacciare da tutto ciò che ci opprime, ma dobbiamo ripartire, ricominciare da capo… e ricominciare a partire da Dio perché solo lui ci chiama, ci giustifica, ci glorifica, come ha fatto con san Bruno.
Come sappiamo san Bruno amava invocare la “Bònitas”, la bontà infinita di Dio. La bontà di Dio è Gesù e noi siamo chiamati sempre, come figli di san Bruno, a vivere secondo questa bontà. Riceviamo la bontà di Dio che è Gesù e dobbiamo restituirla ai fratelli. E così possiamo chiamarci degni figli di san Bruno.
Don Angelo ha concluso l’omelia, con le parole che il carissimo mons. Mario Manca, parroco emerito di San Bruno e canonico del Capitolo metropolitano, ha scritto qualche giorno prima della sua morte, probabilmente giorno venti o ventuno di settembre. Con queste parole don Mario si scusa di non poter essere presente per problemi di salute. Queste parole possiamo definirle come una sorta di testamento che don Mario ha consegnato alla nostra comunità.
Alla comunità di san Bruno
Reverendissimo mons. Angelo Casile, parroco di san Bruno,
Vi ringrazio perché mi avete gentilmente invitato a partecipare alla festa di san Bruno, anche quest’anno, come gli anni scorsi. Avevo accettato ma sopravvenuti imprevisti di salute impediscono una mia partecipazione e con la presente vi chiedo scusa. Ogni anno per me è stato un bel momento in cui vivere insieme alla comunità lo spirito di apostolato che ha animato i primi abitanti del rione e poi anche tutti quelli che sono venuti ad abitare con le nuove costruzioni.
Ogni volta ho avuto sentimenti di gratitudine per tutti voi che avete voluto costruire la chiesa e tutta la comunità. Un parroco se i parrocchiani non collaborano non può far nulla e quello che è stato fatto è merito vostro.
Quest’anno le parrocchie vivono un momento difficile per la pandemia, ci sono state difficoltà per la celebrazione piena dell’Eucaristia, centro della vita parrocchiale, difficoltà per la catechesi, per le riunioni delle associazioni. Ora bisogna fare uno sforzo, seguendo le norme, per riprendere appena possibile in primis la vita parrocchiale.
Questo richiede anime disposte a sacrificarsi per il bene della parrocchia.
Dovete agire sotto la guida del parroco per una ripresa fondamentale per la vita della comunità di san Bruno. In questo vi otterrà la forza necessaria e la festa sarà così, per la parrocchia, una tappa fondamentale di ripartenza. Le anime generose si impegneranno sempre di più, anche per continuare l’opera di quelli che ci lasciano come purtroppo recentemente è avvenuto con Romana Surace. Sono vicino oggi nella preghiera a san Bruno perché faccia crescere questa vostra parrocchia alla quale mi sono affezionato come alla mia famiglia.
don Mario Manca