Il 1° maggio di buon mattino siamo partiti dal sagrato della nostra chiesa di San Bruno per vivere l’annuale pellegrinaggio organizzato dall’Azione Cattolica parrocchiale nel Santuario di S. Maria di Monte Stella in Pazzano (RC). Tutti, 53 partecipanti, di cui 21 dell’AC, siamo stati accolti dal nostro parroco, don Angelo, che ci ha guidati nella preghiera del mattino. Lungo il viaggio abbiamo elevato i nostri cuori con la preghiera delle lodi mattutine, che ci hanno permesso di fare memoria del Signore risorto.
Giunti al Santuario, dopo aver salutato il caro don Enzo Chiodo, rettore del Santuario, siamo scesi, lungo una scalinata di 62 gradini scavata nella pietra, nella stupenda grotta dell’Eremo per celebrare l’Eucaristia, nella memoria di San Giuseppe lavoratore. Nell’Eremo abbiamo contemplato la statua della Madonna della Stella, opera del siciliano Rinaldo Bonanno e collocata nella grotta nel 1522, e gli affreschi dell’Immacolata, della Santissima Trinità, dell’adorazione dei pastori, di Santa Maria Egiziaca che riceve l’eucaristia dal monaco Zosimo. I canti dell’assemblea, sostenuta dalla voce del caro maestro Pierluigi Romeo, che suonava all’organo, hanno riempito la grotta e i nostri cuori della lode al Signore.
Nell’omelia, d. Enzo che presiedeva l’Eucaristia, ha sottolineato l’importanza del tempo pasquale che stiamo vivendo nella liturgia. La Prima lettura (Col 3,14-15.17.23-24) ci ha invitato a fare ogni cosa «di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini». Dio ci chiama a vivere nel servizio sincero e umile, nella pronta disponibilità alla carità, per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto a servire. La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Il Vangelo (Gv 3,16-21) ci ha messo davanti all’amore di Dio, che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Viviamo così non più nelle tenebre del nostro peccato, ma nella luce del Signore risorto.
Conclusa l’Eucaristia, dopo la bellissima foto di gruppo, siamo risaliti al Convento attraverso un sentiero che ci ha fatto percorrere la Via Lucis, un itinerario di quattordici icone che narrano gli eventi della vita di Gesù e della Chiesa nascente dalla Risurrezione alla Pentecoste. Nel Convento abbiamo visitato il Santuario e ammirato il dipinto della Madonna dell’Apocalisse, il Crocifisso con gli occhi aperti e una preziosa raccolta di statue napoletane per il presepe. Ci siamo poi fermati nei locali del Convento, dopo aver ammirato una preziosissima icona donata dal patriarca Bartolomeo I, per il pranzo con prodotti tipici locali, che è stato anche l’occasione per aiutare il sostentamento delle opere del Santuario.
Risaliti al parcheggio, siamo partiti alla volta della Cattolica di Stilo, che abbiamo ammirato in tutta la sua straordinaria bellezza. La costruzione della Cattolica si deve ai monaci orientali, che nei secoli X e XI si insediarono nelle numerose grotte del Monte Consolino. La chiesa è formata da un cubo, sormontato da quattro cupolette, poste in corrispondenza degli angoli delle facciate, e una centrale in posizione elevata rispetto a queste ultime. I muri perimetrali sono spessi circa 70 cm.
L’interno della chiesa è composto da uno spazio quadrato, distinto in nove parti uguali dalla presenza di quattro colonne, che sostengono il tamburo della cupola centrale. Le colonne, di epoca romana, presentano tipologie e forme diverse, e recano alcune iscrizioni latine “Ci apparve Dio, Nostro Signore” e arabe “Non vi è Dio al di fuori del Dio unico” e “A Dio la lode”. Le tre absidi della parete orientale accoglievano le funzioni rituali: quella centrale, bhema, con l’altare; a sinistra, il prothesis, per il rito preparatorio del pane e del vino; a destra, il diakonikon, per la vestizione dei sacerdoti.
Sopra l’abside di sinistra, c’è una campana del 1577, epoca in cui la chiesa è passata al rito latino, che raffigura una Madonna col bambino. Sulla campana si legge: “Verbum caro factum est anno domini MCLXXVII Mater Misericordiae”. Anche l’acquasantiera da parete, in granito, è del rito latino. La decorazione interna è affidata all’intensità dei colori degli affreschi di cui i muri della chiesa erano interamente ricoperti. I restauri hanno rivelato una serie di figure, tra le quali spiccano per la loro suggestività:
– la Madonna dormiente, “dormitio virginis”, con un mantello azzurro e attorno gli Apostoli e l’arcangelo Gabriele, in atto di tagliare le mani ad un infedele che prova a toccare la Vergine;
– Cristo raffigurato in una mandorla, portata al volo da quattro angeli, con le ali aperte. Il Cristo è sereno e paterno ed è seduto in trono, benedice i fedeli, mentre abbandona la terra, per assicurare la sua immancabile protezione;
– la presentazione di Gesù al tempio e un Santo che benedice con una pergamena;
– san Nicola, raffigurato con una veste episcopale blu scuro e una candida barba;
– san Basilio, con la lunga e morbida barba e vesti con tinte chiare-vinose;
– san Giovanni Crisostomo, con un ampio camice bianco con grandi croci blu;
– san Giovanni il precursore, ritratto con barba grigia e mantello color mattone;
– san Giorgio, raffigurato da soldato e con lungo mantello rosso.
Attraversando, poi, le viuzze di Stilo, ci siamo fermati in un negozio per degustare il famoso vino di Bivongi e acquistare qualche ricordino per i familiari rimasti a casa. Ripartiti alla volta di Reggio Calabria, abbiamo lodato il Signore con la preghiera dei Vespri per il dono del pellegrinaggio e per essere stati custoditi dal suo amore. Don Angelo, prima di giungere sul sagrato della nostra chiesa, ha ringraziato tutti i partecipanti e in particolare Alba Ruggeri, presidente dell’AC, Maria Pia Adore, guida turistica che ci ha accompagnato, e i tre ragazzi Fabiana, Caterina e Davide, che ci hanno aiutato nei diversi servizi liturgici. Si è conclusa così una giornata intensa di preghiera, comunione fraterna e gioia nello stare insieme.